Dal 1° gennaio 2022 gli stabilimenti di visoni per pellicce saranno fuori legge. La svolta storica unisce tutti: animalisti e politici.

22 Dicembre 2021 di Redazione

Il nuovo anno comincerà con una svolta storica per gli amanti degli animali. Dal 1° gennaio 2022 l’Italia vieterà l’allevamento di visoni, volpi, procioni e cincillà per trasformarli in pellicce. L’ufficialità è arrivata dopo l’approvazione in Commissione Bilancio del Senato di un emendamento alla manovra finanziaria del 2022. La misura, che porta la prima firma della senatrice Loredana De Petris con il sostegno della Lega Anti Vivisezione (LAV), ha consentito una sola deroga alle strutture esistenti: i cuccioli ancora in gabbia dovranno essere liberati dopo il 30 giugno 2022. Il provvedimento ha previsto oltretutto lo stanziamento di tre milioni di euro come indennizzo per gli allevatori.

La libertà è sempre più vicina per i 7039 visoni rinchiusi negli allevamenti tra Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo. Le attività di queste strutture erano state bloccate dal governo italiano a causa della pandemia, ma gli stabilimenti avrebbero riaperto a gennaio senza una proroga dell’esecutivo.

Proprio questa storica decisione mette anche la parola “fine” all’uccisione dei visoni dopo essere stati trovati positivi al Covid-19. Uno scandalo che in Danimarca aveva portato alle dimissioni il ministro dell’Agricoltura: Mogens Jensen aveva ordinato, infatti, l’abbattimento di oltre 15 milioni di animali. Ed ecco perché in Italia politici, artisti e vip avevano cominciato una battaglia di civiltà contro i fabbricatori di morte.

L’Italia si allinea, dunque, agli altri Paesi europei per eliminare una crudeltà inutile. In Europa l’allevamento di visoni, volpi, procioni e cincillà è già illegale in Regno Unito, Svizzera, Austria, Slovenia, Repubblica di Macedonia, Croazia, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Serbia, Germania e Irlanda. Entro il 2030, le industria della morte saranno bandite anche da Belgio, Norvegia, Estonia, Francia e Bosnia ed Erzegovina. L’Ungheria, che non ha mai avuto allevamenti di visoni, ha disposto il divieto di importazione come misura preventiva contro le possibili delocalizzazioni.

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