È stata smantellata la “prigione delle balene” di Primorye Srednaya Bay, una struttura illegale galleggiante nel Mare di Okhotsk, nell’Estremo Oriente della Russia. La costruzione è stata distrutta dopo la richiesta dell’ufficio del procuratore per la protezione ambientale della regione di Amur. Secondo le autorità locali, i carcerieri avrebbero potuto rinchiudere nuovi cetacei innocenti. Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha chiesto oltretutto alla procura di vigilare sulla protezione dei mammiferi marini soliti nuotare nei vicini abissi.
Era il 2018 quando scoppiò lo scandalo della “prigione delle balene” di Primorye Srednaya Bay. Proprio qui erano detenuti oltre cento cetacei, tra orche e beluga, colpevoli di essere finiti nella rete di trafficanti di animali. Le denunce di ambientalisti, scienziati e personaggi famosi avevano scosso il mondo. Ed ecco perché il Cremlino aveva ordinato di liberare tutti i mammiferi marini, assieme a cinque cuccioli di tricheco, in due step. Il primo gruppo di cetacei aveva lasciato la costruzione galleggiante nel giugno 2019, mentre il secondo era tornato in mare aperto a novembre 2019.
La “prigione delle balene” di Primorye Srednaya Bay era diventata perfino un problema d’immagine per Vladimir Putin. Già, perché il presidente della Federazione Russa è un convinto amante degli animali e difensore dei loro diritti, mentre la presenza del carcere galleggiante nel Mare di Okhotsk cozzava con i suoi principi.
Intanto, l’eco mediatico dello smantellamento della “prigione delle balene” è arrivato anche in Italia. «Una buona notizia illumina la giornata ed è di auspicio per il nuovo anno!», ha twittato l’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA). La lotta contro acquari e delfinari è però ancora lunga.