Dall’uso di rilevatori acustici gli scienziati hanno scoperto un’intera popolazione di balenottere azzurre creduta ormai scomparsa.

6 Luglio 2021 di Gaia Mascellino

Studiare le balenottere azzurre è estremamente complesso. Questo magnifico animale, il più grande mammifero marino, fino agli anni ’80 è stato tormentato e decimato dalla caccia commerciale. Secondo lo studio del Center for Biological Diversity solo 5-10mila balenottere popolano l’emisfero meridionale contro alle 350mila precedenti alla caccia. I pochi esemplari che sono sopravvissuti viaggiano spesso solitari in enormi aree geografiche e, nonostante le loro dimensioni, spesso sfuggono ai radar.

Il ritorno a casa della balenottera azzurra

Con grande stupore,, quindi, un gruppo di ecologisti marini dell’Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW) ha scoperto un’intera popolazione di balenottere azzurre pigmee (Balaenoptera musculus brevicauda ) nell’Oceano Indiano, più precisamente nell’arcipelago Chagos, 500 km a sud delle isole Maldive. Questo ritrovamento è stato possibile grazie all’uso di un sistema idroacustico di rilevamento di bombe nucleari subacquee appartenente alla Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization (CTBTO), l’organizzazione internazionale istituita con il trattato che proibisce i test nucleari negli oceani.

Il canto della balena

Questi strumenti hanno registrato un canto di balena del tutto nuovo che ha permesso agli scienziati di riscoprire una popolazione che si pensava ormai perduta. Apparentemente il canto delle balene può sembrare semplice per la sua natura ripetitiva ma ogni sottospecie – e soprattutto ogni popolazione! – possiede un canto unico e riconoscibile che la distingue dalle altre. La “canzone Chagos” ha perciò confermato la presenza di un gruppo di balenottere azzurre pigmee nell’emisfero australe, portando a cinque le popolazioni di Balaenoptera musculus brevicauda presenti nell’Oceano Indiano.

Il ritorno a casa della balenottera azzurra rappresenta un successo emozionante dopo tanti sforzi spesi per la sua difficile conservazione. Il rilevamento acustico non è stato in grado di quantificare il numero di esemplari della nuova popolazione ma i ricercatori confidano che sia solo questione di tempo prima di poter registrare un avvistamento visivo.

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