Il suo nome, che in sardo significa “Speranza”, è stato di buon auspicio. Ispera, la cucciola di squalo palombo (Mustelus mustelus) ospitata nell’Acquario di Cala Gonone, in provincia di Nuoro, è nata per partenogenesi, cioè senza fecondazione da parte di esemplari maschi. A confermarlo è stato l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZSPLV) dopo avere concluso le analisi genetiche sui campioni biologici dell’animale. Ispera rappresenta così il primo caso al mondo di riproduzione virginale documentata scientificamente in questa specie.
Un evento straordinario
Era lo scorso maggio quando lo staff dell’acquario sardo notò un nuovo cucciolo di squalo palombo nella grande vasca pelagica. Nulla di strano, se non che, proprio in quei 300.000 litri d’acqua, nuotano da almeno dieci anni soltanto due femmine adulte di Mustelus mustelus.
La conferma della partenogenesi
Per confermare la partenogenesi e definire con certezza da quale delle due femmine fosse nata Ispera, i ricercatori dell’IZSPLV hanno utilizzato dei “marcatori microsatellite” specifici per questi squali. La notizia straordinaria è però un’altra: a dare alla luce la piccola non è stata la mamma di Ispera, ma l’altra femmina adulta presente nella vasca.
Una specie da tutelare
Oggi Ispera misura 45 centimetri e pesa circa 1200 grammi. La sua nascita rappresenta oltretutto un’ottima notizia per il mondo scientifico. Lo squalo palombo è considerato, infatti, a rischio estinzione, tanto che l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) lo ha classificato come “specie vulnerabile”. Il Mustelus mustelus, che può superare i 24 anni di età, popola l’Oceano Atlantico e il mar Mediterraneo. Proprio perché questo pescecane è ghiotto soltanto di gamberi e calamari, il suo avvistamento è innocuo per l’uomo.
Il precedente
Già nel 2020 l’Acquario di Cala Gonone aveva registrato un’altra nascita di uno squalo femmina, purtroppo non sopravvissuta. Gli esperti avevano conservato però del materiale biologico e le analisi avevano confermato, anche in quel caso, la riproduzione per partenogenesi.