Un coniglio domestico può diventare selvatico e sopravvivere all'aperto in un prato o in un bosco? Ecco la verità.

25 Ottobre 2024 di Letizia

Alcune persone credono che sia possibile dare la libertà a un coniglio domestico. Oltre ad essere illegale, questo atto comporta numerosi pericoli per un animale che non è assolutamente in grado di vivere libero. Il piccolo andrà incontro a denutrizione, sarà una preda facilissima, affronterà il freddo e potrebbe restare vittima di un incidente stradale. 

Per tutte le ragioni che leggerete di seguito, dobbiamo assolutamente diffondere il messaggio che un coniglio domestico non può tornare allo stato selvatico e che il rilascio in libertà equivale a condannarlo a morte certa.

Il coniglio domestico è selezionato dall’uomo

Per capire perché un coniglio domestico (Oryctolagus cuniculus domesticus) non riuscirebbe a sopravvivere in natura, è importante conoscerne le origini. Il piccolo Bunny, che vive nelle nostre case, è una sottospecie creata dal coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) e allevata a partire dal Medioevo per nutrire l’uomo. 

L’allevamento di conigli a scopo alimentare ha prodotto nel tempo piccoli mammiferi docili e amichevoli. I quali erano dipendenti dagli esseri umani per il loro cibo e la loro sicurezza. Nel corso delle generazioni la selezione ha arricchito anche l’offerta diversificando la taglia degli animali e il colore dei mantelli.

Un coniglio nato in cattività non ha nulla in comune con il cugino selvatico. Riesce a relazionarsi e prosperare in un ambiente confortevole e sicuro. Il suo addomesticamento ha modificato il funzionamento del suo cervello e del suo sistema nervoso: l’animale non ha gli stessi istinti dei suoi simili selvatici e non mostra le stesse reazioni ai pericoli. Data la sua sensibilità, solamente lo stress di ritrovarsi in un ambiente sconosciuto e ostile può ucciderlo.

Il coniglio domestico è dolce e indifeso. Ama e ha bisogno della compagnia dei suoi cari per il suo benessere. La sua socievolezza lo rende molto meno pauroso delle sue controparti selvatiche e la fiducia che ripone nelle altre specie può facilmente ritorcersi contro di lui. 

Rilasciato in libertà, non potrà contare né sui suoi conspecifici né sui suoi proprietari per aiutarlo a sopravvivere, dovrà riuscire da solo a crearsi un rifugio, cosa che non ha mai fatto prima. Se per caso cercasse rifugio in una tana che ospita una famiglia di conigli selvatici, questi rischierebbero di attaccarlo, dato che per natura sono molto territoriali.

coniglio domestico
Un coniglio con la sua padrona – Amicidicasa.it

In natura, i conigli possono morire di fame

In natura il coniglio impara molto velocemente a nutrirsi da solo, mentre in cattività si nutre del fieno che gli viene fornito. Consumato nell’arco della giornata, l’alimento favorisce così l’usura dei denti. Rilasciato in natura, il coniglio domestico incontrerà enormi difficoltà nel reperire il cibo e ciò che consumerà sarà inadatto alla sua dieta o tossico. 

Incapace di vomitare, un coniglietto domestico che ingerisce piante contenenti, per esempio, fertilizzanti o pesticidi, morirà. In ogni caso, il cibo raccolto dall’esterno lo farà ammalare e alla fine non riuscirà a nutrirsi, perché i suoi denti saranno troppo lunghi.

Non dimentichiamoci che questa piccola creatura è un animale da preda. Il coniglio selvatico sa istintivamente come individuare una minaccia e correre il più velocemente possibile per nascondersi. Sebbene sia abituato ai pericoli, la sua longevità raggiunge solo i 2 o 3 anni, principalmente a causa dell’attività venatorie di altri animali selvatici. 

Questa ridotta aspettativa di vita fa presagire un futuro tetro per il coniglio da compagnia esposto ad un ambiente ostile e sconosciuto. Potrebbe essere ucciso da un’infinità di predatori naturali come la volpe, la martora, il tasso, il cane, il gatto, l’ermellino, la donnola, la poiana e il gufo. Un elenco veramente troppo lungo. 

Inoltre l’animale domestico è più pesante di quello selvatico, fattore che ne rallenta la velocità di fuga. Non dobbiamo dimenticare i colori del suo manto, risultanti dalla selezione, che non si mimetizzano con l’ambiente naturale e ne faranno un bersaglio in rilievo in ogni habitat. 

In natura i conigli possono morire congelati

Il coniglio domestico vive in casa tutto l’anno, in un ambiente a temperatura costante. Se viene rilasciato in libertà, si troverà a confrontarsi con condizioni climatiche per lui nuove. Non ha la capacità di affrontare la muta come gli esemplari selvatici. Durante le ondate di caldo, la sua folta pelliccia potrebbe causargli un colpo di calore mortale. 

Al contrario, in inverno, un coniglio abbandonato in un bosco e senza riparo soffrirà il freddo. Questo piccolino non è in grado di affrontare la pioggia e la neve. Una volta bagnato, il suo manto impiega molto tempo ad asciugarsi. L’animale tremerà per ore e, incapace di regolare la temperatura corporea, potrebbe cadere in ipotermia con esiti drammatici.

Abbiamo appena elencato solo alcune delle situazioni in cui un coniglio domestico rischia di morire, se lasciato a sé stesso. Oltre a costituire un gesto crudele, dato che sicuramente la morte arriverà portando sofferenza, abbandonare un coniglio domestico (o qualsiasi altro animale da compagnia) sulla pubblica via o nella natura è considerato reato. 

Questo atto illegale secondo la legge 189/2004 è vietato ai sensi dell’art. 727 del codice penale, che al primo comma recita: “Chiunque abbandoni animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”. Chi assiste a un abbandono deve denunciare il caso alle autorità competenti senza esitazione.

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