Un soggetto che ha vissuto il trauma dell’abbandono porta con sé una cicatrice psicologica enorme. Ecco tutto quel che accade ad un cane abbandonato...

27 Luglio 2017 di Redazione

Abbandonare un cane è una crudeltà insopportabile

Come ogni anno, si ripete il triste fenomeno dell’abbandono dei cani. Molto spesso, questi animali sviluppano degli atteggiamenti strani o aggressivi in seguito all’abbandono, proprio perchè si sentono disorientati e soli. Se un cane è aggressivo verso i suoi simili, le cause possono essere molte, ma se il comportamento in questione, cioè attaccare fulmineamente qualsiasi cane si  avvicini, viene messo in atto solo in presenza dei proprietari, il fenomeno potrebbe essere causato da una precedente esperienza di abbandono.

La cronologia: cosa succede ad un cane abbandonato

La cronologia del fenomeno che abbiamo descritto può variare per estensione, ma di solito ricalca il seguente schema:

• recupero del cane da un rifugio o da un canile

• comportamento essenzialmente impeccabile per un certo periodo, più o meno lungo

inizio repentino e imprevedibile degli attacchi indiscriminati verso tutti i cani che si avvicinano ai proprietari, con ovvio sconcerto degli stessi

• tentativi, di solito infruttuosi, di impedire gli attacchi chiamando a gran voce il cane

• tentativi, altrettanti inutili, di “staccare” il cane aggressore dalla vittima, con probabile morsicatura dei proprietari e conti del veterinario da pagare

• riallocazione del cane in rifugio o canile

Il disagio comportamentale di un cane abbandonato

Per capire come mai il cane recuperato possa passare improvvisamente da un comportamento nel complesso ottimale a un altro assolutamente inaccettabile (per  noi), è necessario ripercorrere la sua esperienza di vita.

Un soggetto che ha vissuto il trauma dell’abbandono porta con sé una cicatrice psicologica enorme, non di rado accompagnata da altre, di tipo fisico, che non si rimargina facilmente: se c’è una situazione realmente scioccante per un cane, è l’espulsione dal branco.  L’appartenenza a un branco è, per un animale altamente sociale come questo, condizione imprescindibile perché l’esistenza abbia un senso. Il branco significa  protezione, territorio, cibo, contatti sociali, gioco, affetto, riproduzione. In una sola parola, vita.

L’assenza del branco, e quindi di tutto ciò che esso può garantire  in virtù della somma delle forze dei suoi membri, è un possibile preludio alla morte. Il “vuoto” lasciato dalla scomparsa del branco (ovvero della famiglia che l’ha abbandonato) è realmente insopportabile per il cane, perché contrasta in toto con la sua natura. Difatti, se un soggetto abbandonato ne ha occasione, si unirà prima possibile ad altri randagi per ricostituire la struttura sociale senza la quale la sua esistenza è puramente fisiologica: trovare del cibo e un luogo per dormire  riparato da intemperie e possibili aggressioni. In caso contrario, se non muore travolto da un’auto, verrà probabilmente internato in canile in attesa di adozione.

Ancora solitudine quindi, e magari privazioni, sporcizia e violenze, se il canile è tra i non pochi gestiti con criteri puramente speculativi; ma anche nel migliore dei casi, cioè canili ben tenuti e gestiti da volontari animati da sincero amore per i loro sfortunati ospiti, quel terribile senso di “vuoto” rimarrà come un gelido macigno sul cuore del cane.

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Ci sono 2 commenti

  • Molto interessante. Io purtroppo non ho avuto un esperienza come descritta nell’articolo. Ma il mio cagnolino l’ho trovato da un mese, mentre girovagava nel centro del mio paese. Ed essendo il giorno prima di uno di quei periodi fortemente piovosi, ho deciso di portarlo direttamente a casa, anche se non conoscevo tutte le procedure da fare quando si trova un cane, apparentemente, abbandonato. Cmq il giorno dopo l’ho portato dal veterinario e visto che era in buona salute, ma non aveva il chip, e dopo aver aspettato una settimana, avendo fatto degli annunci sui social per sapere se fosse scappato, l’ho adottato ufficialmente. Il problema principale che ho riscontrato è il momento in cui devo uscire. A causa di questa pandemia, si tratta solo di andare a fare la spesa. Ma lui resta dietro la porta di casa, piange, abbaia, fa pipì un po’ ovunque, nonostante lo lasci con i miei genitori con i quali vivo. Non so come aiutarlo ad abituarsi alle mie piccole assenze. E credo che sia essenziale, visto che prima o poi spero di trovare un lavoro. Cosa mi consigliate? La veterinaria non mi ha aiutato molto, se non dicendomi che sicuramente è stato abbandonato dai 2 ai6 mesi, per le condizioni in cui era. Io me ne sono accorta perché è abituato a fare i bisogni giù, mi avvisa in anticipo, è leggermente timoroso dell’auto, perché quando l’ho portato a fare il bagnetto tremava, ma al ritorno pareva che ci fosse sempre stato e ha dei modi di giocare che mi fa capire che è cresciuto con dei bambini. Ma non ho sicurezze. Perché purtroppo non ho nessuno a cui chiedere. Mi sapreste consigliare?

  • Buongiorno, da come descrive il comportamento del suo piccolo amico, sembrerebbe un classico caso di “iperattaccamento”, cioè di eccessiva dipendenza dalla persona amata. In questo caso, lei. La presenza degli altri famigliari serve a poco perché il cane è emotivamente dipendente da lei e quando lei manca, soffre. In genere la soluzione consiste nel ridurre un poco, per gradi, la “dipendenza psicologica” del cane dal proprietario. Questo significa non coccolarlo costantemente, non interagire costantemente, ignorarlo per un po’ ogni giorno, non cedere a tutte le sue richieste di attenzione, non dormire insieme sul letto (nel caso lo facciate) e via dicendo. Per ottenere il risultato migliore e ridurre il problema prima che si trasformi in ansia da separazione vera e propria (probabile se lei troverà un lavoro e quindi sarà fuori casa molte ore al giorno), le servirebbe l’aiuto di un esperto di comportamento all’altezza. Se vuole comunicarmi via mail all’indirizzo sotto il mio nome la zona dove vive posso cercare di individuare una persona adatta, se possibile. Un augurio di buone feste e una coccola al piccolo
    Andrea Comini

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