La situazione del randagismo in italia resta grave: ancora molti i cani detenuti nei canali e quelli abbandonati. C'è ancora molto da fare...

15 Novembre 2017 di Redazione

La situazione del randagismo in italia resta grave: ancora molti i cani detenuti nei canali e quelli abbandonati

L’ultimo resoconto nazionale sul randagismo, pubblicato dal Ministero della Salute, risaliva al 2006. A distanza di dieci anni, dunque, la Lega Antivivisezione è tornata a interrogarsi sul problema, per fotografare la situazione attuale e capire come il fenomeno si sia evoluto in questo decennio. Il primo ostacolo da affrontare è stato la mancanza di cifre: fatta eccezione per i numeri che si riferiscono ai cani iscritti nell’anagrafe degli animali d’affezione, infatti, mancano dati ufficiali e aggiornati. Tutto ciò, naturalmente, fa sì che non si abbia un quadro ben delineato della situazione sulla base del quale adottare politiche di intervento efficaci. Per questo, nel 2015 e nel 2016 la Lav ha chiesto alle Regioni e alle Province Autonome di fornire i numeri dei cani presenti nei rifugi, dei cani che dopo essere stati catturati sono stati restituiti ai proprietari, delle strutture di accoglienza per cani e gatti presenti sul loro territorio, del numero di colonie feline, delle sterilizzazioni e delle adozioni. Da sottolineare positivamente come tutte le amministrazioni, con la grave eccezione di Calabria e Campania, abbiano risposto all’appello.

Il randagismo resta, infatti, una piaga per il nostro Paese, che ha un forte impatto a livello economico e che ha pesanti ricadute sull’immagine a livello turistico. E soprattutto senza dimenticare che gli animali coinvolti sono costretti a una vita di stenti, continuamente sottoposti al rischio di incidenti, malattie, scontri con altri animali, maltrattamenti. Una vita cui non è giusto condannarli!

Come combattere il randagismo in Italia: c’è ancora molto da fare

Gli strumenti per il controllo e la prevenzione del randagismo sarebbero, in realtà, già previsti dalle leggi; come sempre il problema sta nella loro mancata attuazione. È il caso della sterilizzazione, considerata la migliore forma di prevenzione. La Finanziaria 2007 stabilisce che Regioni e Province Autonome destinino almeno il 60 per cento delle risorse stanziate per la lotta al randagismo proprio alle sterilizzazioni: come abbiamo visto, però, nel 2016 solo 26.841 cani, sui 44.663 che hanno fatto ingresso nei canili sanitari, sono stati sterilizzati. Troppo pochi perché si possa contrastare efficacemente la nascita di nuovi randagi.

Oltre a questo, bisogna ancora lavorare per sensibilizzare i proprietari di cani e gatti affinché sterilizzino i loro quattrozampe, riducendo così i rischi. Stesso discorso vale anche per la registrazione all’anagrafe degli animali d’affezione e per il microchip, obblighi di legge spesso disattesi. Occorre, dunque, incentivare identificazione e iscrizione degli animali di proprietà: il rapporto della Lav, infatti, ha evidenziato una stretta correlazione tra aumento del numero dei cani iscritti all’anagrafe e diminuzione del numero dei cani presenti in canile (con aumento delle restituzioni al proprietario). Allo stesso modo, bisogna lavorare affinché le anagrafi regionali possano meglio comunicare tra loro e con l’anagrafe nazionale, per poter disporre di dati sempre aggiornati e completi.

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