All'aeroporto di Helsinki per la prima volta è stato impiegato l'olfatto di alcuni cani per identificare i portatori di coronavirus.

1 Ottobre 2020 di Ilaria Aceto

Siamo ormai abituati a vedere cani lavorare nei nostri aeroporti: il loro olfatto è in grado di scovare esplosivo, droghe, merce di contrabbando e, da qualche anno, perfino la valuta. Nell’aeroporto di Helsinki, da pochi giorni, un gruppo di quattro cani lavora per riconoscere anche il coronavirus.

Questi quattro animali sono il risultato di un progetto portato avanti dall’Università di Helsinki, e nello specifico della ricercatrice Anna Hielm-Bjorkman. L’idea di partenza è stata che, se in passato si è dimostrata la capacità di alcuni cani di riconoscere individui affetti da malaria o da alcune forme tumorali, forse lo stesso era possibile anche nel caso del coronavirus. Dunque, in Finlandia e in altri Paesi sono stati avviati studi estremamente innovativi che hanno dimostrato come i cani siano in grado di riconoscere persone infettate da Covid-19, sia sintomatiche che asintomatiche.

Così, i ricercatori di Helsinki hanno dato il via all’addestramento di 16 esemplari, a cui è stato insegnato a riconoscere l’odore del coronavirus. Addestramento che è stato eseguito con metodi tradizionali di rinforzo positivo, premiando dunque gli animali con giochi o snack nel caso in cui fossero riusciti ad identificare il virus. Dei 16 cani che hanno partecipato, 4 stanno già lavorando nell’aeroporto di Helsinki, 6 stanno terminando l’addestramento mentre i rimanenti non si sono rivelati adatti.

Il risultato è strabiliante: il 94% delle volte i cani riconoscono il campione positivo. Oggi, chi atterra all’aeroporto di Helsinki, può decidere volontariamente di sottoporsi al test effettuato dai cani. Il procedimento dura pochi secondi: basta detergersi il sudore dalla pelle (per esempio dalle braccia, come si vede nel video sopra) con una salvietta, che poi viene collocata in un contenitore. Lo stesso contenitore viene poi presentato al cane, insieme ad altri contenenti odori diversi. Se l’animale segnala il contenitore contenente il campione di sudore, è probabile che il passeggero sia affetto da coronavirus. L’intero processo non dura più di qualche minuto. Se si risulta positivi, si viene condotti in un’altra stanza per eseguire il tampone, che conferma definitivamente il risultato.

I vantaggi di questo approccio sono innumerevoli: innanzitutto, si tratta di un metodo molto meno invasivo rispetto al tampone, che spesso causa fastidio o vero e proprio dolore, e molto più rapido. In secondo luogo, è provato che i cani molto difficilmente vengono contagiati (sono stati segnalati solo casi isolati). Si sta quindi pensando di estendere questo metodo anche ad altre strutture, per esempio le case di riposo.

Non si tratta però di un metodo privo di problematiche. Bisogna considerare, per esempio, che anche se per i cani la ricerca del tampone positivo è un vero e proprio gioco, dopo un certo intervallo di tempo si stancheranno e dovranno riposarsi. Ad oggi, inoltre, i ricercatori ancora non sanno quali composti presenti nel COVID-19 siano quelli riconosciuti dagli animali attraverso l’olfatto.

Tuttavia, è innegabile che si tratti di una grandissima svolta per quanto riguarda il contenimento della diffusione del Coronavirus nel mondo. E, per questo, dobbiamo ringraziare i nostri amici a quattro zampe e il loro naso.

Lascia un commento