Trattare il proprio cane come un bambino è giusto o sbagliato? Analizziamo questo comportamento e le conseguenze.

18 Ottobre 2024 di Letizia

Secondo i ricercatori 7 proprietari su 10 considerano il proprio cane un membro della famiglia. Tra gli anglofoni è stato creato un epitoto: fur baby (letteralmente “bambino di pelliccia”). Con questo neologismo vengono definiti tutti gli animali domestici che sono trattati come dei neonati. Gli stessi proprietari si definiscono “genitori di cani”. 

Negli ultimi tempi il dibattito su questo argomento è molto sentito, dato che queste persone vengono talvolta criticate per aver compensato l’assenza di bambini con un animale. 

Quali sono le conseguenze per il cane, ma anche per il proprietario, quando quest’ultimo tratta il proprio animale come un bambino? Quali sono i limiti da rispettare? 

Alla domanda se il cane colmi l’assenza di un figlio, la risposta non è così semplice come si potrebbe immaginare. In etologia si riconosce che l’animale è un interlocutore privilegiato, perché porta ogni giorno tenerezza, conforto e fedeltà.

Ha un ruolo calmante, riduce l’ansia e provoca nell’essere umano la produzione di ossitocina, l’ormone dell’amore, come accade con un neonato.  L’animale aiuta anche le persone che soffrono di disturbi o difficoltà sociali, autismo o sindrome da stress post-traumatico. Ci riconnette a scambi più diretti, istintivi, spontanei, disinteressati e senza parole.

Un cane può, in certi contesti, colmare un vuoto emotivo fornendo affetto, compagnia e senso di responsabilità simile a quello provato nei confronti di un bambino, ma non sostituisce gli aspetti umani e sociali che legano un bambino ai suoi genitori. Le interazioni non sono le stesse, così come non lo sono il linguaggio non verbale e lo sviluppo cognitivo ed emotivo della genitorialità umana.

Anche se il cane può fornire un vero sostegno emotivo, non può svolgere il ruolo di un bambino a causa della differenza di bisogni e di comunicazione. C’è una differenza deontologica tra “amare” il cane come un bambino e “trattarlo” come tale. Non c’è nessun problema nel dargli il nostro amore incondizionato. Il rapporto con il nostro cane si basa sull’affetto e anche se cerchiamo di mantenere il rapporto gerarchico del branco per il suo bene, noi restiamo dei primati con bisogni diversi.

Noi abbracciamo, baciamo, sentiamo il bisogno di un contatto fisico diverso da quello che avrebbe il cane in natura. Questo non è un problema nella convivenza con il nostro amico di casa, perché lui comprende e accetta questi comportamenti da parte nostra, se ben inserito ed educato.

I proprietari che trattano veramente il loro cane come un bambino tendono ad andare oltre. Proiettano aspettative e sentimenti umani sul loro animale domestico e quindi non riescono più a soddisfare adeguatamente i suoi bisogni. Sono focalizzati su un bisogno personale e non su quelli dei Fido. Questo eccesso di umanizzazione ha creato il business degli indumenti particolari, della produzione di gioielli, di toelattotori esperti in tintura del manto in colori pastello.

Alcuni organizzano vere e proprie feste di compleanno per l’animale, con torte speciali, regali, palloncini e invitano gli amici cani con i loro “genitori”. Pianificano attività speciali come servizi fotografici professionali o uscite specifiche con altri genitori e amichetti al parco.

L’elenco non è esaustivo. Pur partendo da buone intenzioni, i proprietari di cani a volte creano malintesi, perché i bisogni del cane non sono quelli di un bambino. Il cane deve soprattutto ricevere comandi chiari, praticare esercizio fisico e mentale adatti alla sua natura ed avere ben chiari i confini che non può valicare. È quindi necessario trovare un equilibrio tra l’affetto che nutriamo per il nostro cane e il rispetto per la sua natura animale. Altrimenti Fido rischia di sviluppare ansia e problemi comportamentali.

Essere trattati come esseri umani è dannoso per i cani?

Un cane i cui bisogni non vengono soddisfatti può sviluppare disturbi comportamentali. Gli eccessi, paradossalmente, a volte hanno gli stessi effetti delle carenze affettive e portano alla confusione e all’incomprensione del ruolo del cane in casa. Non trovare il proprio leader è stressante per un animale.

Umanizzando il nostro cane, educandolo con un approccio antropomorfo, ci opponiamo alla sua natura primigenia. Ma cosa succede ad un cane privato dei suoi codici comunicativi, del rispetto del suo istinto, al quale attribuiamo emozioni e intenzioni che non gli appartengono? È perduto. Le sue ansie si traducono in modo diverso a seconda dell’argomento.

Può sviluppare un iper-attacamento tale da portarlo ad un’ansia da separazione così intensa da avere comportamenti distruttivi verso sé stesso o gli oggetti intorno a lui. Aggressività e possessività possono diventare un problema, specialmente se il cane è molto grosso.

Tutto questo conduce a reazioni imprevedibili, soprattutto a situazioni non familiari e a problemi di comunicazione con gli altri cani: troppo legato ai codici umani, finisce per non comprendere più quelli dei suoi simili.

Ricordiamo che il cane ha bisogno di un ambiente molto strutturato, fatto di routine che corrispondano ai suoi bisogni naturali. È bellissimo e arricchente amare il proprio cane. Ciò significa prendersi cura di lui, sentirsi responsabile per lui e provare forti sentimenti nei suoi confronti. D’altronde non è sano trattarlo come un bambino: è, e resterà, un animale con i suoi codici, i suoi bisogni, i suoi istinti. È fondamentale rispettarli.

Lascia un commento