Anche il cane può avere delle fobie, situazioni molto più difficili da risolvere rispetto alla paura. Servirà più tempo, ma si può fare.

10 Settembre 2020 di Ilaria Aceto

Paure e fobie accomunano cani ed esseri umani. Le prime sono piuttosto frequenti nei nostri amici a quattro zampe: si tratta di reazioni assolutamente naturali a stimoli reali, visibili, udibili o tangibili. Le paure, inoltre, costituiscono un meccanismo di difesa, aiutano gli animali a sopravvivere; se non provassero paura, i nostri cani resterebbero inermi di fronte al pericolo.

Quindi, la paura è un’emozione normale a cui i nostri amici reagiscono solitamente con quattro possibili meccanismi di difesa. La fuga, vantaggiosa se la minaccia è più lenta e se l’ambiente lo permette; l’immobilità, nel caso in cui il pericolo sia correlato al movimento dell’animale; il collasso, un vero e proprio svenimento che si verifica raramente, in condizioni di forte spavento; infine, l’attacco. Anche quest’ultimo è una strategia di difesa che il nostro cane può mettere in atto, soprattutto se, impossibilitato alla fuga, scoprisse che è un metodo efficace.

I nostri amici a quattro zampe sviluppano le origini delle loro paure in quello che si definisce “periodo sensibile“, ovvero un breve periodo di tempo che va da 3 settimane a poco più di due mesi circa, all’inizio della vita. Durante questa fase, qualora non sia un randagio, il cane si trova probabilmente presso un allevamento, professionale o amatoriale. In questo lasso di tempo il cucciolo dovrà imparare a relazionarsi con l’ambiente e con altri esseri viventi, altri cani ed esseri umani in primis. Il ruolo dell’allevatore è dunque fondamentale: i cuccioli devono abituarsi ad esplorare l’ambiente circostante, a sentire rumori diversi, a interagire positivamente con altri individui. Così facendo, anche l’adozione e l’inserimento in una nuova famiglia avverranno in modo più sereno. In caso contrario, la mancanza di stimoli durante il periodo sensibile (per esempio, il caso di cuccioli che rimangono costantemente in un box interagendo solo con la madre e i fratelli), renderà estremamente stressante l’inserimento in un nuovo contesto e la mancanza di esperienze nella fase più idonea porterà allo sviluppo di molte paure, difficili da sconfiggere.

Paura e fobia, però, non sono sinonimi. Le fobie, più rare rispetto alle paure, sono anche più difficili da risolvere. Ma cosa sono esattamente? Da cosa vengono scatenate? Come intervenire?

Il cane con fobie: più difficili da risolvere rispetto alle paure

Le fobie del cane sono situazioni molto più difficili da risolvere rispetto alle paure. Si possono definire come stati di ansia che hanno avuto origine da uno stimolo reale, ma che permangono anche in assenza di tale stimolo. Un esempio concreto per chiarire il concetto è quello dei fulmini.

Il nostro cane si spaventa per i fulmini che cadono con grande rumore vicino a casa. Da qui in poi, il cane inizierà a temere che quell’evento si verifichi nuovamente; prima nelle stesse circostanze, quindi con un temporale in corso. Poi, quest’ansia indurrà il cane a cercare ogni possibile segnale premonitore dell’evento temuto: i tuoni in lontananza, il vento, le porte che sbattono per la corrente d’aria. Lo stimolo originario, il fulmine, non c’è… ma il terrore che arrivi determinerà il comportamento del cane.

Di conseguenza, sentendo una porta sbattere, come avviene spesso quando sta arrivando un temporale ma anche semplicemente per una corrente d’aria, il cane fobico andrà a rifugiarsi sotto al letto tremante e terrorizzato. Questo stato emozionale è più complesso da risolvere perché non c’è uno stimolo reale contro il quale applicare un metodo di modifica del comportamento: sarà necessario più tempo e più lavoro, ma è possibile trovare una soluzione.

Cane fobico: rimedi

Per aiutare un cane con fobie serve il supporto di un esperto. In sostanza, si applicano due metodi chiamati “desensibilizzazione” e “controcondizionamento”, in genere associandoli. Lo scopo del primo, come suggerisce il termine, è ridurre progressivamente la sensibilità del cane rispetto a un determinato stimolo che ne provoca la reazione che ci preoccupa.

Il secondo si spinge oltre e vuole ottenere dal cane una risposta diversa, addirittura opposta, allo stimolo che innesca il comportamento da cambiare. I concetti, una volta approfonditi, sono relativamente semplici. La difficoltà principale sta nel riuscire ad applicarli adattandoli al problema specifico, all’indole del soggetto, alla condizione in cui vive e alla disponibilità dei proprietari. Ma servono elevata preparazione e anche esperienza. Gli strumenti per aiutare i cani con problemi ci sono, per fortuna. L’importante è scegliere con attenzione chi ci aiuterà e non farsi illudere da soluzioni apparentemente semplici perché saranno necessari tempo e impegno per uscire dallo stato di fobia. Queste due condizioni sono fondamentali per la salute del nostro amico: è provato, infatti, che i cani afflitti da stati fobici vivono meno di quelli che non lo sono.

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