Sono stati condannati in primo grado dal Tribunale di Verona Valter Munari, Mattia Munari e Daniela Monzini, rispettivamente i due gestori e il veterinario dell’allevamento “Amico Cane” di Isola della Scala, in Provincia di Verona. Qui infatti erano rinchiusi in pessime condizioni igienico sanitarie oltre 300 cani di razze diverse, oltre che animali da cortile come bovini, pony e galline.
Nella citazione in giudizio si legge una triste ma realistica descrizione degli spazi in cui gli animali erano confinati:
[…] Tenuti costantemente sporchi con all’interno abbondante presenza di feci […] con ciotole rovesciate o contenenti acqua sudicia. […] modalità di detenzione per effetto della quale gli animali manifestavano una condizione di grave sofferenza conseguente a stress cronico ed una serie di anomalie etologiche quali ad esempio il freezing, gli uggiolii continui, la masticazione nevrotica delle ciotole, la coprofagia, l’abbaiare isterico.
Le prime indagini sulle condizioni in cui versavano gli animali dell’allevamento sono state effettuate dopo la segnalazione di diversi acquirenti. I cani che provenivano da questa prigione, infatti, erano affetti da disturbi fisici quali dermatite, congiuntivite, parodontite e altri, ma soprattutto mostravano i segni di profondi traumi psicologici: erano estremamente spaventati (soprattutto dalle figure maschili), camminavano in cerchio, soffrivano di coprofagia. Così, a partire dalle denunce mosse dai nuovi padroni, la verità è venuta a galla.
I cani presenti nell’allevamento non uscivano mai dalle loro gabbie, erano costretti a vivere nei loro escrementi, a bere acqua sporca da lattine tagliate e ciotole improvvisate e non venivano garantite loro le cure mediche necessarie. Una serie di reati che sono valsi ai gestori dell’allevamento e al veterinario da un massimo di 2 anni e 6 mesi a un minimo di 10 mesi di reclusione.
I cani dell’allevamento “Amico cane” hanno ottenuto giustizia, ma sono molti gli animali ancora sottoposti a una vita di sofferenza. Lo ricorda Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa, che lancia un appello a tutti noi:
Purtroppo realtà come queste non sono isolate. Da sempre ripetiamo che i cani non si comprano! Troppo spesso, infatti, dietro l’acquisto di un animale domestico si nascondono storie di maltrattamenti, sfruttamento o traffici illeciti. I canili, i gattili e i rifugi sono pieni di animali che non aspettano altro che ricevere un po’ di amore.