All’ospedale Careggi di Firenze cani addestrati per coccolare i malati
All’Ospedale di Careggi è nato un progetto unico in Italia: i pazienti della terapia intensiva dell’Ospedale fiorentino hanno la possibilità di avere al loro fianco un cane addestrato per il periodo necessario alla riabilitazione dopo un periodo di coma.
I cani fanno parte dell’equipe medica e indossano il loro camice, una pettorina con la dicitura Pet Therapy Regione Toscana.
Manuela Bonizzoli, responsabile della rianimazione racconta: “Li chiamiamo collaboratori, quando entrano in reparto è come veder arrivare un collega. Danno benessere al malato, non solo emotivo ma soprattutto in termini di miglioramento e di aderenza alle terapie di recupero. E anche noi beneficiamo della loro presenza rasserenante. La vita del centro è cambiata“.
Pet Therapy Regione Toscana
I medici speciali sono Nuvola e Dante, due Golden Retriever che si alternano due volte a settimana, il labrador Zeus, il cavalier King Caos e Teresa, che passano le giornate in corsia accompagnati dal loro addestratore. I cani sono stati addestrati sin da cuccioli a sopportare rumori insoliti e odori molto penetranti tipici della terapia intensiva e prima di entrare in corsia, vengono lavati con disinfettanti dal profumo acre.
Una volta lavati, i cani vengono accompagnati vicino al letto del paziente, dove si fanno accarezzare e quando le condizioni fisiche del malato lo consentono, lo stimolano a giocare.
“Non definiamola esperienza ludica. Tutt’altro. La persona avverte una sensazione di contatto con la vita che in un ambiente così limitante come la rianimazione è facile perdere. Sanno che l’incontro si ripeterà e nell’attesa mettono maggiore impegno nel rispondere alle sollecitazioni dei sanitari. I cani aiutano più dei familiari. Non fanno domande, i loro occhioni non trasmettono ansia“. Conclude Bonizzoli
“Non definiamola esperienza ludica. Tutt’altro. La persona avverte una sensazione di contatto con la vita che in un ambiente così limitante come la rianimazione è facile perdere. Sanno che l’incontro si ripeterà e nell’attesa mettono maggiore impegno nel rispondere alle sollecitazioni dei sanitari. I cani aiutano più dei familiari. Non fanno domande, i loro occhioni non trasmettono ansia“. Conclude Bonizzoli
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