All'Ospedale di Careggi è nato un progetto unico in Italia: i pazienti della terapia intensiva dell'Ospedale fiorentino hanno la possibilità di avere al loro fianco un cane addestrato per il periodo necessario alla riabilitazione dopo un periodo di coma.

1 Ottobre 2018 di Redazione

All’ospedale Careggi di Firenze cani addestrati per coccolare i malati

All’Ospedale di Careggi è nato un progetto unico in Italia: i pazienti della terapia intensiva dell’Ospedale fiorentino hanno la possibilità di avere al loro fianco un cane addestrato per il periodo necessario alla riabilitazione dopo un periodo di coma.
I cani fanno parte dell’equipe medica e indossano il loro camice, una pettorina con la dicitura Pet Therapy Regione Toscana.
Manuela Bonizzoli, responsabile della rianimazione racconta: “Li chiamiamo collaboratori, quando entrano in reparto è come veder arrivare un collega. Danno benessere al malato, non solo emotivo ma soprattutto in termini di miglioramento e di aderenza alle terapie di recupero. E anche noi beneficiamo della loro presenza rasserenante. La vita del centro è cambiata“.

Pet Therapy Regione Toscana

I medici speciali sono Nuvola e Dante, due Golden Retriever che si alternano due volte a settimana, il labrador Zeus, il cavalier King Caos e Teresa, che passano le giornate in corsia accompagnati dal loro addestratore. I cani sono stati addestrati sin da cuccioli a sopportare rumori insoliti e odori molto penetranti tipici della terapia intensiva e prima di entrare in corsia, vengono lavati con disinfettanti dal profumo acre.
Una volta lavati, i cani vengono accompagnati vicino al letto del paziente, dove si fanno accarezzare e quando le condizioni fisiche del malato lo consentono, lo stimolano a giocare.
Non definiamola esperienza ludica. Tutt’altro. La persona avverte una sensazione di contatto con la vita che in un ambiente così limitante come la rianimazione è facile perdere. Sanno che l’incontro si ripeterà e nell’attesa mettono maggiore impegno nel rispondere alle sollecitazioni dei sanitari. I cani aiutano più dei familiari. Non fanno domande, i loro occhioni non trasmettono ansia“. Conclude Bonizzoli
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