Una delle falsità che vengono comunemente dette a proposito dei cani poliziotto usati per servizi antidroga è il fatto che vengano drogati. Ecco la verità.

23 Gennaio 2020 di Redazione

Cani poliziotto: eroi a quattrozampe

Una delle falsità che vengono comunemente dette a proposito dei cani poliziotto usati per servizi antidroga è il fatto che vengano drogati e, proprio perché in astinenza dalla sostanza stupefacente, siano portati a cercarla. In risposta a questa affermazione, un giorno un artificiere mi disse: “E ai nostri cani cosa dovremmo fare allora? Sparargli del tritolo in vena?”.
La realtà è che un simile concetto non ha alcun senso, poiché tutto l’addestramento dei cani antidroga, antiesplosivi e, da poco, anche anticontraffazioni si basa su un processo associativo molto semplice: sostanza cercata = gioco. Quindi: cerco la sostanza perché così ha inizio il gioco. Tutto qui. Ma vediamo in linea di massima come funziona.

L’addestramento dei cani poliziotto

Una volta eseguita una prima selezione attitudinale, i cuccioloni scelti per diventare cani poliziotto (ma anche cani della guardia di finanza o dei carabinieri) affrontano dapprima un’educazione di base che gli permette di diventare cani in grado di rispondere correttamente ai comandi. Poi segue un addestramento “generico” assieme al conduttore che lo ha in carico fin da primo giorno. In questo modo si crea l’unità cinofila, un connubio uomo-cane che si dimostra fondamentale per il lavoro da svolgere. Si passa poi all’addestramento specifico per la ricerca di una sostanza illecita. Prendiamo per esempio la cocaina.
Con una minima dose di sostanza viene impregnato una sorta di piccolo asciugamano arrotolato come un salame, che è detto appunto salamotto. Tale salamotto diventa da ora in poi la ricompensa per il cane che esegue correttamente gli esercizi richiesti: dapprima molto semplici e poi più complicati. In questo modo il cane impara due cose fondamentali:

1) Che il premio è rappresentato dal salamotto.

2) Che quell’odore particolare – la cocaina – è associato al salamotto, è quindi al gioco. Pertanto si crea questo schema mentale: cocaina = salamotto = gioco. Pertanto cocaina = gioco.

Ecco la chiave dell’addestramento. Il cane non cerca in questo caso la droga perché ne ha bisogno, o per un assurdo spirito di giustizia, manco fosse un novello commissario Montalbano. La cerca solo perché cerca il gioco. Nella pratica succede che il cane si abitua a quell’odore. Con il passare del tempo il conduttore nasconde piccole tracce di sostanza ad esempio in valigie prima vuote e poi piene e invita il cane a cercare. Non appena individuata la sostanza, il conduttore fa “magicamente” apparire il salamotto e nasconde la droga, mentre il cane inizia giocare felice. In questo modo non c’è alcun contatto diretto (e pericoloso) tra animale e sostanza illecita. Ma, cosa fondamentale, nella mente del cane ciò che viene cercato è di fatto il salamotto, anche se in realtà è la droga (o l’esplosivo o le sostanze tipiche di certi prodotti contraffatti) che va a individuare.

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