Si tratta del primo caso in Italia: ad una dipendente sono stati riconosciuti due giorni di permesso retribuito per assistere il proprio animale domestico.

12 Ottobre 2018 di Redazione

Si tratta del primo caso in Italia: ad una dipendente sono stati riconosciuti due giorni di permesso retribuito per assistere il proprio animale domestico

Le maggiori testate italiane stanno riportando questa notizia: ad una dipendente sono stati riconosciuti dei giorni di permesso pagati per potersi occupare del proprio cane. Si tratto di una scelta senza precedenti e che costituirà un punto di partenza importante per iniziative future, o almeno è quel che ci auguriamo.

Protagonista della vicenda è Anna, una dipendente dell’università La Sapienza di Roma che ha chiesto due giorni di permesso per poter assistere il proprio cane in fase pre e post operatoria. La donna, non avendo nessuno che potesse occuparsi del cane, ha deciso di chiedere aiuto alla Lav (Lega anti vivisezione) ed è riuscita a dimostrare la gravità della situazione, quindi a giustificare per la prima volta un permesso del genere. Il cane, in particolare, doveva essere operato a causa di una paralisi alla laringe.

Il presidente della Lav, Gianluigi Felicetti, insieme all’ufficio legale, ha studiato alcuni casi che stabilivano che la mancata cura di un animale può portare ad un’accusa di reato per maltrattamento, in questo modo Anna è riuscita a dimostrare che qual’ora non avesse assistito il proprio cane avrebbe commesso un reato punibile per legge. Si tratta di un caso unico, che costituirà un precedente importante per tutte le persone nella sua stessa situazione, e un passo avanti nel riconoscimento dei nostri quattrozampe come membri effettivi della famiglia.

Il Corriere della Sera ha poi riportato la dichiarazione di Felicetti: “È un altro passo avanti verso un’organica riforma del Codice Civile che speriamo il prossimo Governo e il prossimo Parlamento avranno il coraggio di fare, approvando la nostra proposta di Legge ferma dal 2008.

 

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