Traffico illegale di 13 cuccioli di cane ad Arezzo, privi di microchip e di certificazione sanitaria e con un’ età inferiore a quella prevista.

30 Marzo 2019 di Redazione

Traffico illegale di 13 cuccioli: commerciante condannato a 15 mesi

Aveva importato in Italia 13 cuccioli di cane privi di microchip e di certificazione sanitaria, e con un’ età inferiore a quella prevista per la movimentazione dei pet (3 mesi).  Per questo un commerciante di animali 64enne originario di Torino ma residente a Loano (Savona), è stato condannato ieri in primo grado dal Tribunale di Arezzo a 15 mesi e a 2.500 euro di risarcimento.

L’uomo, è stato riconosciuto responsabile anche del reato di maltrattamento di animali per aver costretto i 13 cuccioli a viaggiare in condizioni precarie, stipandoli nel bagagliaio di un’automobile. Lo rende noto l’Ente Nazionale Protezione Animali che ha partecipato al procedimento in qualità di parte civile.

La sentenza arriva ieri: i fatti risalgono a settembre 2014

Il procedimento giunto a sentenza ieri si riferisce a fatti svolti nel settembre del 2014 quando il commerciante di animali venne colto in flagranza mentre percorreva l’A1 direzione Sud a bordo di una Skoda con targa slovacca, intestata ad una ditta slovacca. Ad incastrarlo, una pattuglia della polizia stradale che fermò il veicolo all’altezza del casello di Arezzo, per un normale controllo. I due agenti, aperto il bagagliaio, scoprirono il “carico illegale”: 13 cuccioli di poco più di 50 giorni ammassati l’uno sull’altro, senza acqua, senza cibo, senza neanche lo spazio per i movimenti più elementari. Per i poveri animali era evidente lo stato di sofferenza.

10 dei 13 cuccioli vivono sereni con le loro nuove famiglie: 3 sono deceduti

Grazie all’intervento della Polizia Stradale, i cagnolini furono messi in sicurezza, posti sotto sequestro e consegnati all’Enpa di Arezzo. Oggi, 10 dei 13 cuccioli vivono sereni con le loro nuove famiglie: 3 purtroppo sono deceduti poco dopo.

«Il commercio legale, con la sua prospettiva di profitto, finisce per alimentare anche i traffici illegali: per alcuni la massimizzazione del guadagno rappresenta un’attrattiva irresistibile. Di solito – commenta la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – i commercianti disonesti non si “sporcano le mani” ma si affidano ad altri soggetti per l’importazione. In questo caso, invece, è stato lo stesso commerciante a calarsi nelle vesti di trafficante. Ciò conferma l’urgenza di fermare le compravendite di animali e togliere ogni possibilità di guadagno a chi lucra sulla pelle degli esseri viventi».

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