Traffico internazionale di animali: i cani viaggiavano in pessime condizioni
Sono stati identificati i presunti responsabili di un traffico internazionale di animali dalla Polizia stradale di Udine concluso con otto arresti nei confronti di sei italiani, una cittadina polacca e uno slovacco. I colpevoli facevano viaggiare decine di cuccioli di cane stipati nei bagagliai, in condizioni pessime con lo scopo di portarli in Italia da Paesi come l’Ungheria, la Polonia o la Slovacchia per poi rivenderli a prezzi molto alti e con false documentazioni.
Cuccioli trasportati in Italia con documentazione falsa e nessuna vaccinazione
Le indagini proseguivano già da tempo, dal 2017, dopo un controllo da parte di una pattuglia di vigilanza stradale che aveva intercettato un mezzo con a bordo 65 cuccioli. Gli animali, di un mese di vita al massimo, non avevano la vaccinazione antirabbica, si trovavano in gabbie molto piccole e senza una buona ventilazione. Da questo episodio gli investigatori hanno ipotizzato che ci fosse un traffico illecito di animali domestici intensificando, di conseguenza, i pedinamenti e le intercettazioni telefoniche.
Subito dopo il trasporto, l’organizzazione si procurava la falsa documentazione e procedeva all’illegale impiantazione del microchip degli animali, grazie alla complicità di un veterinario di Milano. La “vendita” poi avveniva sia attraverso i comuni canali sia le inserzioni su siti web. Il clienti finali acquistavano gli animali nella convinzione che fossero nati in Italia.
Durante il trasporto dei cani non veniva rispettata alcuna regola. Le norme obbligatorie prevedono che gli animali possano essere tolti alla madre solo dopo il periodo di svezzamento e non prima del terzo mese di vita. Proprio per il non rispetto di queste norme la vita del cane veniva messa a repentaglio: non era raro, infatti, che dopo l’acquisto il cane morisse. Questo perché l’assenza di una corretta cura post nascita provocava l’arrivo di alcune malattie e subito dopo la morte.