La bella stagione e le vacanze ci offrono l’occasione di trascorrere insieme ai nostri amici a quattro zampe più tempo all’aria aperta, in mezzo al verde e a contatto con la natura

1 Agosto 2018 di Redazione

Le insidie che si possono incontrare in passeggiata

A cura di Antonio Dominione Medico Veterinario 

La bella stagione e le vacanze ci offrono l’occasione di trascorrere insieme ai nostri amici a quattro zampe più tempo all’aria aperta, in mezzo al verde e a contatto con la natura. Gli animali che hanno la possibilità di recarsi, insieme ai propri familiari, in località di montagna, campagna, lago o mare possono dedicarsi alle esplorazioni del territorio, alle passeggiate per prati e boschi, alle corse o ai giochi aerobici, mentre quelli che rimangono in città hanno comunque a loro disposizione parchi, giardini, aree cani e terrazzi, dove la vita, vegetale e animale, è in piena esplosione. Il piacere di prendere una boccata d’aria, di intraprendere un po’ di esercizio fisico e di divertirsi con qualche attività ludica e sportiva, tuttavia, potrebbe essere rovinato dall’incontro con tutta una serie di animaletti pericolosi.

Scopriamo insieme quali insidie si celano in mezzo al verde

Api, vespe, calabroni e tafani: attaccano raramente i nostri amici a quattro zampe, se non per difendersi. Sappiamo però bene che i cani, curiosi come sono, difficilmente resistono alla tentazione di andare a stuzzicare e inseguire quegli strani piccoli esseri viventi che volano, senza contare che l’istinto venatorio li induce inevitabilmente a identificarli come prede cui dare la caccia. La conseguenza più importante può essere una puntura, che talvolta si traduce in un problema da non sottovalutare. Il cane colpito manifesta in questi casi un dolore acuto nella zona interessata, si lamenta a voce alta con guaiti e mugolii, cerca  di lenire il disagio avvertito leccando e mordicchiando insistentemente la parte offesa. Nel giro di pochi minuti si può anche assistere alla comparsa di una tumefazione localizzata più o meno grande, particolarmente pericolosa se a essere coinvolto è il cavo orale. Più raramente, per fortuna, si sviluppano reazioni allergiche generalizzate, caratterizzate per lo più da gonfiore del muso e delle palpebre, accompagnate a notevole prurito. Di fronte a simili eventualità, è opportuno non perdere la calma e cercare di tranquillizzare il nostro amico. Una volta individuato il punto colpito, bisogna cercare di estrarre il pungiglione dell’insetto con l’aiuto di una pinzetta e disinfettare la parte con un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca. Successivamente, si può procedere ad applicarvi un impacco fresco che donerà un po’ di sollievo. In ogni caso, tuttavia, è meglio contattare quanto prima il proprio veterinario.

Morso di una vipera:  gli incontri con rospi, serpenti e scorpioni in Italia avvengono più di rado rispetto a quelli precedentemente descritti, ma si tratta di eventualità che non vanno scartate. Le tossine con cui il cane viene in contatto in simili frangenti possono determinare problemi importanti, che necessitano dell’intervento del veterinario. I morsi di vipera sono quelli più pericolosi in assoluto, perché possono anche portare al decesso nel giro di poche ore, specie se il cane è di taglia ridotta. Il veleno della vipera contiene particolari sostanze che agiscono in maniera distruttiva sul sangue, sui vasi sanguigni e sul sistema nervoso. Se non si interviene con tempestività, il cane attaccato può morire in tempi rapidi. Il morso è piuttosto doloroso e quindi il  cane si lamenta, lecca la parte interessata o la strofina sul terreno per calmare il bruciore. Nel giro di pochi minuti l’area si può gonfiare e indurire. In caso di mancato intervento, si assiste a perdita di bava dalla bocca, attacchi simil-convulsivi, irrigidimento, paralisi, shock e morte. Occorre essere rapidi: va applicato un laccio, o qualcosa di simile, a monte della ferita, da rilasciare per cinque minuti ogni quindici; immediatamente dopo è necessario precipitarsi al primo ambulatorio veterinario raggiungibile per le cure del caso. In genere il medico mette il cane in terapia per sostenere le funzionalità epatiche e renali in attesa che il veleno venga smaltito.

L’articolo completo sul numero 61 di Argos

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