Nel tuo cane c’è qualcosa che non va? Scoprilo osservando il suo pelo!
A volte è sufficiente un po’ di spirito di osservazione per accorgerci se c’è qualcosa che non va nel nostro amico a quattro zampe. Come? Basta osservare il suo mantello.
Negli ultimi anni la medicina veterinaria si è molto evoluta e specializzata: tra i diversi specialisti esiste, quindi, la figura del dermatologo veterinario, che si occupa dell’identificazione delle cause e della cura delle patologie dermatologiche.
La pelle è l’organo più vasto dei nostri cani: pensare che si tratti di una struttura anatomica superficiale è riduttivo poiché molto spesso risente di patologie sistemiche o a carico di altri organi che con la pelle non sembrerebbero avere nulla a che fare. Uno stato scadente del mantello, la presenza di forfora, la perdita di pelo senza causa apparente sono tutti esempi di manifestazioni di patologie sistemiche.
Facciamo qualche esempio: un pelo opaco o poco pulito può indicare uno stato di disidratazione e, quindi, problematiche renali o dell’apparato gastrointestinale. La presenza di forfora potrebbe essere legata a patologie ormonali o a qualche allergia. Ancora, una perdita ingiustificata di pelo potrebbe indicare problematiche ormonali o tumorali. In tutti questi casi è importante rivolgersi al veterinario che saprà capire se si tratta di un problema prettamente dermatologico (nel caso, mandandoci da uno specialista) o se sono necessari esami.
Curare pelle e pelo del cane con la dermatologia veterinaria
Sotto il profilo diagnostico, la dermatologia non richiede strumentazioni particolarmente sofisticate: un buon microscopio, una lampada all’ultravioletto e materiale monouso per i test sono spesso sufficienti. L’esame tricoscopico (esame del pelo), i raschiati cutanei, la coltura fungina, il prelievo ematico per eseguire test allergologici sono tutti esempi di esami poco invasivi che possono condurci alla diagnosi.
Talvolta sono necessari esami più invasivi, come la biopsia cutanea, cioè il prelievo di una porzione di cute da sottoporre a esame microscopico: si tratta di una procedura eseguita in anestesia locale o generale, ma non porta via più di qualche minuto e, spesso, permette di giungere a una diagnosi definitiva nei casi più complessi. Per fortuna i progressi in campo dermatologico non si sono limitati agli aspetti diagnostici.
Fino a poco tempo fa, per esempio, moltissime terapie dermatologiche si basavano sull’uso del cortisone: la potentissima attività antinfiammatoria e immunosoppressiva di questo farmaco è in grado di determinare un netto miglioramento in tutte quelle forme dermatologiche caratterizzate da prurito intenso. Tuttavia si tratta di un farmaco che può provocare effetti collaterali anche molto importanti. Oggi la situazione è molto cambiata, grazie all’introduzione di farmaci più specifici e molto meno dannosi. Per esempio, siamo in grado di identificare con un esame del sangue la presenza di allergie ambientali o agli ectoparassiti e di istituire una vaccinoterapia adeguata alla quale molti soggetti rispondono bene, con un miglioramento della sintomatologia fino anche all’80 per cento.