Le patologie cardiovascolari sono comuni tra i nostri amici a quattro zampe: scopriamo come riconoscerle e curarle nel modo migliore.

7 Aprile 2017 di Redazione

Le patologie che colpiscono l’apparato cardiovascolare sono relativamente comuni tra i nostri amici a quattro zampe: scopriamo insieme come riconoscerle e come curarle nel modo migliore.

Quali sono le patologie più frequenti?

Nella maggior parte dei casi, le patologie cardiache che si verificano più comunemente nella specie canina sono di due tipi: le endocardiosi e le cardiomiopatie, entrambe in grado di causare quella che viene comunemente definita insufficienza cardiocircolatoria, ovvero l’inadeguata distribuzione del sangue alle varie parti  del corpo. Nel primo caso sono interessate le valvole cardiache, cioè quelle strutture che regolano il flusso tra le diverse camere del cuore e i grossi vasi. Chiamate anche patologie valvolari o valvulopatie, le endocardiosi possono riguardare la mitrale (posta tra l’atrio e il ventricolo di sinistra), la tricuspidale (posta  tra l’atrio e il ventricolo di destra), la semilunare aortica (posta tra il ventricolo sinistro e l’aorta) e la polmonare (posta tra il ventricolo destro e l’arteria  polmonare). Ne sono principalmente colpiti i soggetti di taglia piccola e media, più facilmente in seguito a malformazioni o all’usura che avviene in tarda età.

Nel  secondo caso si ha, invece, un’alterazione a carico della parte muscolare del cuore: il risultato è che l’organo risulta inefficiente nella sua funzione di pompa  distributrice di sangue. I cani più a rischio in questo caso sono quelli di taglia grande o gigante, quasi sempre giovani o adulti, raramente anziani. Nella forma più comune, la cardiomiopatia dilatativa, il muscolo cardiaco perde, per motivi ancora non del tutto chiariti, la propria capacità di contrarsi e non è più quindi in  grado di distribuire con la dovuta forza il sangue in circolo.

I segnali della cardiopatia: accorgersi della malattia

I sintomi di una malattia cardiovascolare si manifestano di norma in maniera piuttosto graduale e progressiva, ma non passano di certo inosservati all’occhio  attento di chi ha scelto un cane come amico e compagno di vita. Fido può mostrarsi svogliato e affaticato, si stanca facilmente anche a seguito di uno scarso  esercizio fisico, respira talvolta in maniera affannosa, tossisce di notte o dopo avere effettuato una corsa, di tanto in tanto può andare incontro a sorta di  svenimenti con perdita più o meno completa della coscienza. Nelle fasi più avanzate, poi, si può assistere a un costante deperimento organico, caratterizzato anche da diminuzione dell’appetito e calo del peso.

Più raramente, è stato segnalato il decesso improvviso e apparentemente ingiustificato. La diagnosi di  cardiopatia compete al veterinario di fiducia che, dopo avere visitato il nostro amico con la coda, può riscontrare eventuali anomalie all’auscultazione del torace e decidere perciò di eseguire esami approfonditi quali l’analisi del sangue e lo studio radiografico del torace, piuttosto che test più specialistici, primi tra tutti l’elettrocardiogramma e  l’ecocardiografia.

Curare un cane cardiopatico

Una gestione terapeutica efficace gioca un ruolo determinante non solo per migliorare la qualità dell’esistenza e allungarne i limiti, ma anche per restituire al  nostro amico a quattro zampe la voglia di vivere. Le linee guida internazionali recentemente proposte dall’American College of Veterinary Internal Medicine  (ACVIM) raccomandano sempre una cura multi-modale, comprendente cioè la somministrazione di un diuretico, di un ACE-inibitore e di un calcio- sensibilizzatore, tre farmaci la cui azione combinata alle giuste dosi è essenziale per ottenere il massimo risultato terapeutico. Tuttavia, dare al cane tre differenti  medicinali (più volte al giorno per un periodo di tempo illimitato) non sempre è agevole, specie se si ha a che fare con soggetti non troppo collaborativi. Senza  contare che per molti proprietari la somministrazione di farmaci ai propri amici a quattro zampe può essere fonte di ansia e agitazione. Tutto questo può rendere  il trattamento inefficace, se non addirittura inutile.

Per fortuna la recente disponibilità, anche nel nostro Paese, di un’innovativa associazione farmacologica a base di benazepril e pimobendan, rende il compito più  semplice ai familiari. Il medicinale in questione, infatti, combina due principi attivi di comprovata efficacia in un’unica compressa aromatizzata, più appetibile per il cane che si dimostrerà, così, più propenso a prenderla. Il prodotto è soggetto a prescrizione ma si trova facilmente in farmacia. Per ulteriori informazioni in  proposito, è sempre bene fare riferimento al proprio veterinario.

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