Conosciuta anche come Panleucopenia, questa malattia è causata da un virus molto diffuso. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla gastroenterite emorragica felina per evitarla.
1. Cos’è la gastroenterite emorragica felina?
È una grave malattia infettiva che può colpire i nostri amici a 4 zampe. L’affezione risulta oggi meno diffusa rispetto a pochi decenni fa, ma ancora capace di provocare consistenti perdite tra gli animali e in modo particolare nelle colonie, negli allevamenti e nei ricoveri. Il tasso di mortalità è del 90% tra i gattini e del 60% tra gli esemplari adulti e gli anziani.
2. L’agente patogeno
Si tratta di un microrganismo appartenente al gruppo dei Parvovirus, caratterizzato dalle dimensioni di circa 20-25 nanometri di diametro. Il contagio avviene principalmente per via oro-fecale, ma è stata anche descritta la trasmissione attraverso la placenta durante la gravidanza, pur senza che mamma gatta abbia necessariamente manifestato i segni tipici della patologia.
3. Come si sviluppa
Dopo un periodo d’incubazione di circa una settimana, l’esordio è caratterizzato da febbre, debolezza, apatia e mancanza di appetito. La temperatura corporea può raggiungere anche i 41°, per poi fluttuare senza regole durante i giorni successivi.
In breve, il soggetto colpito inizia a vomitare e a presentare feci non formate, spesso striate di sangue. Ne consegue una condizione di progressiva e sempre più grave disidratazione, accompagnata a intense coliche addominali. Il gatto assume non di rado una postura con il ventre appoggiato sul pavimento, le zampe anteriori estese in avanti e il muso rivolto verso il basso.
4. Le conseguenze
Se non si interviene, il decesso ha luogo entro pochi giorni. Le femmine gravide possono abortire oppure partorire neonati che muoiono quasi subito o che presentano evidenti sintomi neurologici, tra i quali spicca l’incoordinazione dei movimenti. Più raramente si assiste, specie nei giovanissimi, a una forma fulminante, il cui l’unico sintomo è il decesso improvviso e apparentemente immotivato.
5. I sintomi
La presenza di sintomi quali vomito, diarrea, inappetenza e scarsa vitalità devono dunque immediatamente indurci a consultare quanto prima il veterinario che, dopo avere visitato il paziente, confermerà o meno il sospetto diagnostico con uno specifico esame delle feci e con l’analisi del sangue. Uno dei dati caratteristici è la diminuzione del numero globale dei globuli bianchi.
Il termine “panleucopenia”, infatti, deriva dal greco “pan” (che sta per “tutto”) e “leuco” (che significa bianco), a dimostrazione di come l’abbassamento numerico di tali cellule sia piuttosto significativo.
6. Come si cura la gastroenterite emorragica felina?
Non esiste una cura mirata contro il parvovirus: per questo bisogna sperare che il gatto, con l’aiuto di un trattamento di sostegno, riesca a superare l’infezione grazie alle proprie forze. Per questo, è bene reidratarlo in continuazione mediante fleboclisi, anche se tale procedura necessita del ricovero presso una struttura specializzata. La somministrazione di antibiotici impedisce lo sviluppo di infezioni batteriche secondarie, mentre l’impiego di farmaci ad azione sintomatica (antiemorragici, antiemetici, antispastici, ricostituenti e così via) serve a contrastare i segni clinici presenti.
7. La prevenzione
La parvovirosi può essere prevenuta mediante la vaccinazione specifica, normalmente inclusa nei preparati trivalenti e pentavalenti utilizzati di routine. La prima dose, da inoculare intorno ai due mesi di età, va fatta seguire da altre due somministrazioni, distanziate di quattro settimane l’una dall’altra.
Per mantenere il titolo anticorpale a livelli adeguati, poi, si effettua un richiamo all’anno di età e si ripete successivamente l’iniezione a cadenze regolari, anche in base al giudizio del medico veterinario di fiducia.
L’informazione consente, quanto meno, di prendere consapevolezza della situazione per agire al più presto. Se hai notato i sintomi sopra descritti nel tuo gatto, non temporeggiare e portalo con urgenza dal veterinario per un controllo.
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