Il binomio gatto nero-immoralità si fissa definitivamente nell’immaginario collettivo finendo per ispirare artisti e scrittori come Edgar Allan Poe.

17 Novembre 2019 di Redazione

Il gatto nero: un simbolo per l’800

È nell’Ottocento che il binomio gatto nero-immoralità si fissa definitivamente nell’immaginario collettivo finendo per ispirare artisti e scrittori come Edgar Allan Poe che ne fa il protagonista del suo inarrivabile e inquietante “Il gatto nero” (1843).

L’Ottocento è anche il secolo dei contrasti e della morale pruriginosa che condanna lo sconcio osservandolo con malizia dal buco della serratura… Ecco allora che il gatto nero diventa la raffigurazione della trasgressione.

Edgar Allan Poe, Manet… fino al quartiere di Montmartre

Nel 1863, Manet, scandalizza Parigi con il gattino nero dagli occhi lucenti che sta ai piedi del letto su cui è stesa una peccaminosa Olympia. Nel 1881 a Parigi, nel quartiere di Montmartre, apre il celebre “Le Chat Noir” sulla cui insegna stava proprio un gatto nero che con aria sorniona sfidava gli avventori all’ingresso.

Quel micio sottolineava, con forza grafica, il carattere trasgressivo del locale frequentato da artisti maledetti. Ed è proprio in questo periodo, animato da lugubri racconti che parlano di morti redivivi e di creature notturne, che il gatto nero vive la sua stagione più “fortunata” ma che lo condannerà alla scaramanzia eterna.

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