Se vuoi dare un nome orientale al tuo gatto ecco alcune idee originali. Scopri quale ti piace di più per il tuo amico felino.

20 Ottobre 2024 di Letizia

Una cosa che colpisce particolarmente è il legame fra gatti e oriente. Sappiamo che i cinesi hanno esportato merci ed innovazioni di ogni genere in Giappone e che poi gli abitanti del Paese del Sol Levante le hanno rese parte della loro cultura e questo è accaduto anche per i gatti.

Sembra, infatti, che i felini siano stati portati per la prima volta dai mercanti cinesi, nell’arcipelago nipponico, all’inizio dell’epoca Heian, intorno al X secolo e che siano diventati una compagnia e un diletto per la classe nobiliare dal XVI secolo.

Il gatto, nella cultura nipponica, è un vero e proprio kami, un dio che ha poteri magici nei confronti degli uomini, al punto che il famoso pittore Okusai, che dipingeva felini di tre colori, riteneva che grandi poteri fossero detenuti da quelli dal manto fulvo, mentre quelli bianchi e neri avevano meno doti magiche.

In oriente esistono i neko caffè ovvero caffetterie con i gatti con cui si può giocare e che si possono coccolare. Luoghi dove i mici offrono le loro fusa a chi purtroppo non ha la possibilità di occuparsi di un gatto a casa.

Nomi orientali per gatti

Dare un nome orientale al proprio gatto è una fantastica idea fuori dagli schemi. Prendere spunto da una cultura diversa dalla nostra può permetterci di valutare un nome molto più “personale” per il nostro micione.

Per aiutarci nella scelta tra la vastità di nomi esistenti dobbiamo valutare alcune caratteristiche del nostro amico di casa che ci permetteranno di trovare il nome giusto. Per prima cosa dobbiamo pensare al suo colore, al suo carattere e magari a qualche peculiarità che lo rendono speciale.

Evitiamo i nomi troppo lunghi e complicati. Il nome deve essere facile da memorizzare per lui e deve attirare la sua attenzione. Possiamo scegliere tra moltissime parole brevi dal significato particolare e poetico, facendoci ispirare da Micio, perché in lui c’è qualcosa che lo rende unico e insostituibile per noi.

Tra i nomi orientali per gatti maschi ci sono alcune parole molto poetiche e facili da pronunciare. I più papabili secondo noi sono: Kanda (thailandese, “amato”); Kali (hindi, “nero”); Gauri (hindi, “bianco”); Bao (cinese, “tesoro”); Hu (cinese, “tigre”); Yun (cinese, “nuvoletta”); Zhen (cinese, “prezioso”); Zhi (cinese, “pensa di essere un leone”); Mei (giapponese, “bellissimo”).

La tradizione orientale è una fonte d’ispirazione quasi inesauribile per chi sta cercando un nome originale per il gatto. Se osservate la vostra gatta ci sono nomi bellissimi che possono rappresentare una sua caratteristica.

Noi abbiamo pensato a parole come: Rani (hindi, “regina”); Jisoo (coreano, “bella”); Dara (coreano, “stella”); Li Mei (cinese, “bella rosa”); Lian (cinese, “loto”); Hana (giapponese, “fiore”); Haru (giapponese, “primavera”).

Il Giappone e i gatti

Il Paese del Sol Levante ha una passione viscerale per i gatti come abbiamo detto. Non sappiamo con esattezza quando i gatti arrivarono qui. L’ipotesi più accreditata dagli studiosi è che abbiano viaggiato lungo la Via della Seta, dall’Egitto alla Cina fino in Corea, e poi abbiano attraversato il mare, nascosti nelle stive delle navi insieme ai topi, a guardia di preziosi sutra buddisti scritti sulle sacre pergamene, oppure guardati a vista come regali costosi da donare agli Imperatori. 

Proprio nel suo diario l’Imperatore Uda, in data 889 d.C. scrive del micio offertogli in dono: “Il colore della pelliccia è impareggiabile. Nessuno riusciva a trovare le parole per descriverlo, anche se qualcuno diceva che ricordava l’inchiostro più profondo. Gli ho legato un fiocco intorno al collo, ma non è rimasto a lungo.

Quando si ribella, stringe gli occhi e sfodera gli artigli. Mostra la schiena. Quando si sdraia, si arriccia a cerchio come una moneta. Non gli si vedono i piedi. Quando si alza, il suo grido esprime profonda solitudine, come un drago nero che fluttua sopra le nuvole”.

Trattato come dono prezioso, alla stregua di gemme ed ori, il gatto aveva la capacità di moltiplicarsi a velocità massima. Nel XII secolo, quindi, era diffuso ed allevato in tutto il Paese. È proprio durante questo periodo che inizia a diventare oggetto di mitologia. Una delle credenze popolari più diffuse in Giappone riguarda la possibilità degli esseri viventi e delle cose, che hanno vissuto molto a lungo, di sviluppare poteri magici. 

Sono tantissime le storie in relazione alle volpi, ai tanuki (il cane procione), ai serpenti, ai vasi, agli ombrelli, ma i gatti sembrano essere in qualche modo unici nella miriade di poteri che possono manifestare e nella quantità delle forme assunte, forse proprio perché non sono animali autoctoni, ma provengono da un mondo diverso rispetto al Giappone.

Aggiungiamo anche la loro capacità di allungarsi a dimensioni apparentemente innaturali, di vedere nel buio con iridi luminose e cangianti e di muoversi senza fare alcun rumore e otteniamo l’animale magico per eccellenza. 

Il famoso Maneki Neko, il gatto che si trova sugli usci delle dimore nipponiche e dei negozi con una zampina alzata, è un Bobtail che, con la sua zampetta col palmo rivolto verso i passanti, chiama clienti, quindi denaro, oppure salute e fortuna, a seconda se ad essere alzata sia la sinistra o la destra.

Il mito del Maneki Neko si è sviluppato circa cinquecento anni fa, quando, la leggenda narra, lo shogun Oda Obunaga riuscì a sopravvivere grazie ad un gatto che lo aveva invitato ad andare verso di lui muovendo una zampetta alzata e gli permise di evitare un’imboscata.

Un’altro racconto narra di un ricco Daymio (feudatario), che passeggiando per le vie di Edo con un suo samurai, vide il gatto bianco del monaco del tempio Gotokuji che lo chiamava. Il samurai, che si era spostato verso di lui, evitò di essere colpito da un fulmine e questo lo fece affezionare molto al felino, al monaco ed al tempio dove fu prodotta, alla morte di costui, la prima statuetta a forma di felino con la zampa alzata.

Per questo motivo i nomi giapponesi per i nostri gatti sono praticamente infiniti. Noi abbiamo scelto quelli che ci emozionano maggiormente perché ricordano le caratteristiche del micio. Possiamo scegliere tra: Kai (“oceano”); Koko (“cacao”); Mei (“bellissimo”); Tora (“tigre”); Yasushi (“pacifico”); Yori (“fiducia”); Tetsuya (“filosofo della notte”, valido anche per gli amanti di Mazinga); Yuki (“neve”).

Prettamente femminili reputiamo nomi come: Akina (“fiore di primavera”); Hana (“fiore”); Haru (“primavera”); Hime (“principessa”); Hayami (“bellezza rara”); Sayuri (“giglio” per gli amanti del film “Memorie di una geisha”); Mieko (“bambina bellissima”). Fiori primaverili e parole che ricordano la bellezza per la nostra adorabile gattina.

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