Gli antichi egizi amavano i gatti: basti pensare alle migliaia di artefatti rappresentanti gatti (o divinità a forma di gatto) sopravvissuti a millenni di storia e arrivati fino a noi. Senza contare i numerosi gatti ritrovati mummificati e la scoperta di un intero cimitero creato appositamente per gli animali. Se ancora non siete abbastanza convinti di quest’adorazione, pensate che alla morte del gatto di famiglia gli egizi si rasavano le sopracciglia in segno di lutto e di rispetto. Ma perché tutto ciò?
In parte è perché credevano che i loro dei e i loro sovrani avessero le qualità dei gatti. Si pensava, infatti, che i gatti avessero il perfetto temperamento, essendo capaci di dimostrarsi sia leali e protettivi ma anche tenaci e indipendenti. Ai loro occhi i felini erano esseri sacri e degni di essere venerati. Per questo motivo costruirono in loro onore statue e monumenti: per esempio, la grande Sfinge di Giza, con la testa di faraone e il corpo di leone o le statue delle dee Sakhmet e Bastet, rispettivamente rappresentate con la testa di leone e il corpo di donna e come un vero e proprio gatto.
Inoltre, i gatti erano particolarmente amati anche per la loro abilità di cacciare topi e serpenti. Tra le altre curiosità, pare addirittura un nome comune femminile nell’antico Egitto fosse “Mitt“, che significa proprio gatto.
Tuttavia, questa venerazione ha anche un aspetto macabro: tra il 300 a.C. e il 300 d.C., infatti, milioni di gatti sarebbero stati uccisi dagli egizi con il fine di essere mummificati ed essere poi sepolti accanto ai defunti. Attraverso dei raggi X effettuati sul corpo di un gatto mummificato è stato scoperto che, purtroppo, venivano sacrificati anche gattini. Richard Johnston, il professore che si è occupato dello studio, ha affermato:
“Quando l’abbiamo visto sullo schermo, ci siamo resi conto che era piuttosto piccolo quando è morto, aveva meno di 5 mesi quando il suo collo è stato deliberatamente rotto.”
Pare che comunque la pratica di sacrificio dei gatti non fosse così rara: proprio perché considerati sacri, venivano spesso uccisi in onore degli dei e sembra che ci fossero degli allevamenti incaricati proprio di crescere i gattini da sacrificare. Anche se non si sa di preciso perché potesse essere considerato desiderabile acquistare un gatto per essere seppelliti insieme a lui, una cosa è certa: il confine tra venerazione e infatuazione è molto sottile.