“Gatte incinte prese a calci e a fucilate. Le prime sono già arrivate, ma sono pochi i cuccioli che ce la fanno“ questa la scena sconvolgente a cui hanno assistito i volontario dell’Oasi Felina di Pianoro. La vicenda che ha scosso profondamente volontari e cittadini amanti degli animali è finalmente arrivata a una svolta. Grazie all’intervento dei carabinieri e dei servizi veterinari dell’Ausl, è stato possibile iniziare il recupero di oltre 70 gatti, picchiati e seviziati, che vivevano in una casa in condizioni di grave degrado igienico e violenza.
La segnalazione decisiva è arrivata dall’Oasi Felina di Pianoro, che ha denunciato la situazione dopo aver ricevuto un video inquietante: si vede un uomo (il volto è stato oscurato) usare la forza per far entrare un gattino in un trasportino, strattonandolo e tirandolo per la coda. Purtroppo, stando alle testimonianze raccolte, quello mostrato nel video sarebbe stato uno dei comportamenti meno violenti tra quelli abitualmente riservati agli animali.
Una situazione insostenibile documentata
Molti gatti erano già morti, alcuni sopravvissuti mostravano ferite, denutrizione, traumi. Alcune gatte erano in gravidanza e avrebbero subito calci o persino spari per impedirne il parto. I soccorritori, una volta entrati nella casa, hanno trovato una realtà difficile da descrivere: spazi angusti, odori insopportabili, animali terrorizzati e in gravi condizioni di salute.
Le operazioni di salvataggio sono ancora in corso e richiederanno tempo, mezzi e grande impegno da parte delle associazioni coinvolte. Tuttavia, l’intervento immediato ha permesso di portare in salvo i primi esemplari, tra cui diverse gatte incinte, già affidate a strutture protette. L’obiettivo è chiaro: non lasciare indietro nessuno.
All’interno dell’abitazione, ormai sotto sequestro, i volontari e i veterinari intervenuti hanno riscontrato condizioni di degrado molto pesanti. I gatti erano ammassati in spazi angusti, senza cure né igiene. Alcuni di loro presentavano evidenti segni di traumi fisici e comportamentali. È qui che si colloca l’espressione gatti picchiati, usata dai testimoni per descrivere ciò che avveniva regolarmente in quella casa: percosse, maltrattamenti, violenze gratuite su animali indifesi. Molti non ce l’hanno fatta, altri portano i segni di una sofferenza prolungata.
Chi viveva nella casa e cosa è accaduto davvero
Secondo le ricostruzioni dell’Oasi Felina e delle volontarie locali, la casa era abitata da due uomini, eredi dell’immobile e degli animali dopo la scomparsa di un’anziana. Uno dei due, in particolare, avrebbe mostrato atteggiamenti ripetutamente aggressivi verso gli animali, rifiutandosi di sterilizzarli e arrivando a commettere atti violenti anche in presenza di testimoni. Le testimonianze raccolte parlano di una realtà ben conosciuta ma mai affrontata fino in fondo.
L’intervento delle autorità e il trasferimento degli animali
Dopo la denuncia e il video diffuso, è scattato l’intervento dei carabinieri e dei servizi veterinari dell’Ausl, che hanno presidiato l’abitazione per garantire l’incolumità degli animali e del personale coinvolto nel recupero. Le prime gatte in stato di gravidanza sono già state trasferite al sicuro, ma il lavoro non è finito. Gli operatori dell’Oasi stanno cercando di recuperare tutti i gatti, garantendo assistenza sanitaria e monitoraggio comportamentale.
“Grazie a una coraggiosa volontaria siamo riusciti a far arrivare da noi cinque gatte. Sono tutte incinte e hanno subito delle violenze incredibili. Abbiamo già avuto il primo difficilissimo parto. A causa delle violenze e delle brutalità che la povera mamma ha subito, quattro dei micini non sono sopravvissuti. L’unico che è nato vivo è un micino minuscolo e debolissimo. Lo abbiamo chiamato Pollicino e abbiamo cercato di curarlo e di fare il possibile per farlo sopravvivere. Ma purtroppo non ce l’ha fatta”.
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