Lo stripping, termine inglese che letteralmente “strappare”, fa riferimento alla pratica di rimuovere manualmente oppure con un apposito coltellino il pelo morto del gatto. Sebbene possa sembrare una pratica particolarmente dolorosa in realtà non è così. Al contrario, infatti, per il gatto è un’operazione dal carattere estetico e salutare. Vediamo insieme come funziona questa pratica e a cosa bisogna fare particolare attenzione.
Quando e perché?
Generalmente, la pratica dello Stripping è consigliata all’incirca ogni due mesi. Le principali motivazioni dell’effettuarla sono due. La prima è per accelerare la muta del pelo del gatto. La seconda riguarda più l’estetica: lo stripping viene effettuato infatti per mettere in evidenza la muscolatura di un animale.
Cosa utilizzare
Per fare lo stripping viene solitamente utilizzato un apposito coltellino privo di lame, chiamato appunto “coltellino da stripping”, che garantisce che il gatto non provi alcun dolore. In alternativa, questa operazione viene compiuta manualmente, andando a rimuovere alla radice il pelo già morto.
Come procedere
Se si desidera fare lo Stripping al proprio gatto, il consiglio è quello di rivolgersi a un esperto per questa operazione: farlo da soli in casa, infatti, rischierebbe di fare male al gatto, un po’ come per noi la ceretta. L’esperto invece, che sia con le mani o con il coltellino, saprà individuare quale è il pelo da rimuovere e lo farà con il giusto movimento.
Avvertenze
Se il gatto ha la pelle già irritata per qualsiasi motivo, questa pratica è fortemente sconsigliata. Sebbene il pelo di cui si priva il gatto sia infatti già morto, e quindi i pori della pelle siano già dilatati, lo stripping significa un ulteriore stress per la cute del gatto. Dopo lo stripping, si sconsiglia fortemente di effettuare il lavaggio del gatto, anche fosse con prodotti delicati. La pelle, infatti, deve abituarsi e riequilibrarsi da sola.