20 Aprile 2020 di Andrea Comini

La Cina ferma la strage degli innocenti

La notizia è di quelle che tutti noi attendevamo da anni ma senza sperarci veramente, perché la tradizione orrenda di allevare e uccidere crudelmente cani e gatti per farne cibo (o di rapirli ai loro legittimi proprietari, perché anche questo avviene in Cina e in tutto il Sudest asiatico…) sembrava troppo radicata per essere estirpata. D’altra parte, stiamo parlando di un Paese immenso dove convivono stili di vita molto diversi e proprio tanti attivisti cinesi sono stati tra i primissimi a lottare contro questo scempio, inutilmente o quasi, però. Fino a pochi giorni fa.

“Sono animali domestici, non cibo”

Le massime autorità cinesi (cioè il Partito comunista), infatti, hanno improvvisamente decretato che cani e gatti “sono animali domestici, non cibo”, vietandone così, di fatto, l’allevamento per il consumo e ovviamente l’uccisione a scopi alimentari, indipendentemente dalla provenienza. Il provvedimento, inoltre, elenca le specie animali destinate legittimamente al consumo, che sono poi le stesse che anche l’Occidente alleva e uccide a tale scopo da sempre senza farsi particolari problemi: bovini, ovini, suini e pollame. Nei giorni precedenti, era già stata bandita la vendita e il consumo di carne di animali selvatici.

“Grazie” al covid-19…

Paradossalmente, questo provvedimento epocale nasce dalla pandemia che è partita proprio dalla Cina, probabilmente da uno dei tantissimi “mercati umidi”, così chiamati perché vi si macellano al momento gli animali, cani e gatti inclusi, che la clientela sceglie direttamente dalle gabbie dove languono nella sporcizia e nel terrore, assistendo ogni giorno alla morte dei propri simili. Questi luoghi da film horror sono ovviamente serbatoi di infezioni di ogni genere e da uno di questi, appunto, dovrebbe essere partito il virus covid-19 che ha colpito tanto duramente il nostro Paese e il mondo intero, uccidendo decine di migliaia di persone in pochi mesi. Se una delle conseguenze di questa immensa tragedia sarà davvero la fine della strage di cani e gatti in Cina, almeno qualcosa di buono ne sarà scaturito. E ora speriamo che il Partito comunista cinese ascolti la scienza e proibisca per sempre anche quei luoghi inqualificabili che sono i suddetti “mercati umidi”, evitando magari che altre pandemie ci flagellino a breve.

 

 

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