Uno studio pubblicato su Nature Communication ha evidenziato che il Virus non si sviluppa negli animali domestici, che quindi difficilmente lo trasmettono

19 Dicembre 2020 di Chiara Pedrocchi

È stato pubblicato su Nature Communication il primo risultato dello studio COVIDinPET (Genetic characterization of SARS-CoV2 and serological investigation in humans and pets to define cats and dogs role in the COVID-19 pandemic). Lo scopo del progetto era capire se gli animali domestici possano o meno trasmettere il Virus Covid-19 agli umani e se sì in quale misura. Allo studio hanno partecipato l’Università di Milano, quella di Bari, il dipartimento per la sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità e un gruppo di collaboratori internazionali guidati dall’Università di Liverpool, oltre che un team di veterinari italiani.

Per il progetto sono stati presi in analisi 919 animali (sia cani che gatti), perlopiù abitanti in Lombardia, uno dei luoghi più colpiti dalla pandemia.

Nonostante molti di questi esemplari avessero un padrone risultato positivo al Covid, tamponi molecolari orofaringei, nasali o rettali per la ricerca di SARS-CoV2 e/o esami sierologici per la ricerca di anticorpi anti-SARS-CoV-2 hanno avuto tutti risultato negativo. Una parte degli animali è però risultata positiva al test sierologico e questo significa che gli animali sono entrati in contatto con il virus ma hanno rapidamente sviluppato gli anticorpi per combatterlo.

Ciò significa anche che, se studi successivi dovessero dimostrare che questi animali hanno un ruolo nella trasmissione del virus, si tratterebbe comunque di un fenomeno molto limitato.

In conclusione, più che il rischio che gli animali trasmettano il virus all’uomo, bisognerebbe preoccuparsi del contrario e perciò evitare i contatti con il proprio animale se si risulta positivi al Covid.

La pubblicazione è il primo studio generato nell’ambito del progetto COVIDinPET, che vede coinvolta l’Università di Milano insieme a PTP Science Park, Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini” e Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e che è stato finanziato da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando congiunto con Fondazione Veronesi e Regione Lombardia “Misura a sostegno dello sviluppo di collaborazioni per l’identificazione di terapie e sistemi di diagnostica, protezione e analisi per contrastare l’emergenza Coronavirus e altre emergenze virali del futuro”.

Lascia un commento