Un comunicato stampa del WWF, che riportiamo di seguito, fa notare come, nonostante l’emergenza COVID provochi ancora troppi morti e troppi contagi e in questo periodo ci si dovrebbe solo occupare di accelerare la campagna di vaccinazioni, Regione Lombardia si impegni senza tregua a fare regali ai cacciatori diminuendo le tutele a favore della fauna selvatica e della biodiversità e mettendo a rischio la salute delle aree protette e delle comunità.
Infatti, rivela il WWF, proprio in questi giorni Regione Lombardia si appresta a votare in Consiglio una norma mirata a ridurre gli strumenti a disposizione dell’Associazione per tutelare le importantissime aree protette di proprietà del WWF nel territorio regionale, ossia le Oasi di Vanzago, un polmone verde a pochissimi chilometri da Milano che costituisce un luogo sicuro per la fauna selvatica e un argine alla cementificazione, e di Valpredina, che rappresenta un fondamentale presidio contro il bracconaggio dilagante nell’area.
L’Associazione spiega che la modifica di legge, approvata in Commissione Agricoltura, ha l’effetto di privare il WWF del potere di valutazione dell’incidenza che attività umane come la caccia, i tagli boschivi, la cementificazione e lo sfruttamento delle risorse idriche e paesaggio possono avere sulle proprie Oasi. L’esito di questa valutazione è vincolante.
La finalità evidente secondo il WWF? Trasferirle a enti la cui governance, purtroppo, è troppo spesso sotto lo stretto controllo della politica locale, in cui le associazioni ambientaliste, portatrici di interessi diffusi, hanno solo “diritto di parola”, mentre cacciatori, che perseguono interessi privatistici e spesso contrastanti con le esigenze di tutela ambientale, hanno diritto di voto.
Il WWF approfondisce la questione specificando che quest’operazione è solo l’ultima di una serie di episodi che hanno come protagonista la Regione che, in modo sistematico e continuo, viene spinta ad adottare misure filo-venatorie. In questi mesi, infatti, nei tavoli istituzionali della Lombardia, ma anche in numerose dichiarazioni pubbliche di vari esponenti politici, vengono costantemente concesse agevolazioni al mondo venatorio. Mentre si studiano i modi per riaprire i roccoli, strumenti con cui in passato si praticava l’uccellagione, ovvero la cattura indiscriminata di qualsiasi tipo di uccello, che oggi è vietata dalla legge, si è addirittura giunti ad utilizzare la parola “semplificazione” come sinonimo di “deregolamentazione” e a impedire i controlli sui richiami vivi (uccelli costretti a vivere in gabbie minuscole, privati delle minime forme di rispetto per la loro etologia, e costretti, con varie tecniche, a richiamare i propri simili destinati ad essere fucilati) adducendo come scusa che il personale addetto al controllo, maneggiandoli per controllare gli anelli posti sulle loro zampe, comprometterebbe il loro benessere. È noto a tutti, infatti, che una grande percentuale di questi anelli viene sistematicamente contraffatta per nascondere l’origine illegale degli uccelli che alimenta un mercato criminale fatto di traffici, anche internazionali, che fruttano notevoli ricavi illeciti. In questo quadro, proprio gli addetti alla vigilanza sono stati obbligati ad indossare capi ad alta visibilità, che li costringono ad essere, per l’appunto, visibili dai bracconieri, azzerando l’effetto sorpresa, con la scusa di proteggere la loro sicurezza, dimenticando, però, che la quasi totalità degli incidenti di caccia provocano il ferimento e la morte di cacciatori, non delle guardie volontarie.
In una delle regioni europee a più alto tasso di bracconaggio, soprattutto contro gli uccelli selvatici, come testimoniato dalle numerosissime operazioni condotte dalle forze di polizia e dalle guardie WWF, siamo al paradosso per cui la politica regionale, piuttosto che cercare di arginare le illegalità, continua, in maniera sistematica, ad adottare provvedimenti che, rendono sempre più difficile l’attività degli addetti alla vigilanza mirata proprio ad individuare e contrastare i crimini contro la fauna selvatica.
Questa grave situazione, oltre ad essere già stata più volte denunciata e condannata a tutti i livelli (dai tribunali amministrativi alla Corte Costituzionale sino alla Corte di Giustizia Europea) è stata oggetto anche di reportage pubblicati sulle più importanti testate internazionali come il Guardian, il Telegraph e il New York Times e, persino, il coreano News Penguin.
La biodiversità è un bene comune che appartiene a tutti i cittadini e alle future generazioni e non può essere sacrificato in nome degli interessi di pochi. Per questa ragione il WWF chiede alla Regione Lombardia di cambiare rotta, a cominciare da questa norma che non ha alcuna funzione se non quella di indebolire la protezione in due aree fondamentali per la natura come Vanzago e Valpredina.