Mattanza di cani in Calabria
In Calabria stiamo assistendo a una mattanza di cani: in meno di sei mesi venti sono state le vittime, tutte rinvenute nella zona di Ricadi – Capo Vaticano, una nota località turistica nei pressi di Tropea.
I colpevoli agiscono indisturbati spargendo veleno ovunque: nelle piazze, nelle vie cittadine, nei parchi e anche in luoghi frequentati anche da bambini.
L’ultima vittima è Sara, una bastardina di cinque anni; dall’autopsia sul corpicino del quattrozampe è emerso che a provocarne la morta sarebbe stata la stricnina, una sostanza altamente velenosa e fuori commercio, che un volta ingerita non lascia scampo ai poveri cani.
Mattanza di cani in Calabria: i cittadini si mobilitano ma L’asp dimentica di denunciare i fatti
Qualche cittadino ha deciso di procedere all’analisi dei bocconi rinvenuti lungo le vie cittadine.
Il sindaco del paese, l’Avvocato Giulia Russo, dichiara di essere venuta a conoscenza delle morti solo tramite la stampa locale, dal momento che formalmente nessuna denuncia è stata trasmessa al Comune. L’Asp, cioè l’azienda sanitaria provinciale, ha raccolto però le denunce di molti proprietari di cani ma forse le stesse non sono mai state inoltrate né ai Carabinieri né al Municipio. “La strage che continua a perpetrarsi nella zona di Ricadi non può purtroppo considerarsi un episodio isolato, sono infatti moltissime le segnalazioni che riceviamo ogni giorno riguardo cani avvelenati trovati già morti o agonizzanti. Metodo tanto crudele tanto inutile ai fini della riduzione del numero dei cani vaganti, in quanto quelli uccisi verranno rimpiazzati da altri che si sposteranno da altre zone”.
Il presidente Oipa Italia Onlus dichiara che “si tratta di un metodo barbaro e disumano che in molti zone del Sud Italia è completamente ignorato dagli enti preposti. Mettere in atto seri piani di sterilizzazione, dotarsi di canili comunali, prevedere il monitoraggio ed eventuale sterilizzazione, sensibilizzare la cittadinanza sulla corretta convivenza uomo-animale, sono i passi da compiere per un approccio serio ed efficace al fenomeno. Da ricordare che chi per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro a due anni».