L’orientamento è un complesso meccanismo che coinvolge tutti i sensi dell’animale al fine di raccogliere informazioni che gli consentano di percorrere grandi distanze senza mai perdere la strada di casa. In questo, quindi, giocano un ruolo fondamentale l’udito, l’olfatto, la vista e soprattutto quel meraviglioso “sesto senso” che rende i gatti animali capaci di orientarsi anche nelle situazioni più estreme. Vediamo allora come funziona l’orientamento dei gatti.
Gli occhi
Quando un gatto si muove in un ambiente, mette in moto una complessa macchina orientativa che coinvolge tutti i suoi sensi allo stesso tempo. Innanzitutto la vista: il gatto guarda, osserva e incamera tutta una serie di informazioni visive che lo aiuteranno a orientarsi senza mai smarrirsi. Quando insegue un topo, ad esempio, i suoi occhi sono puntati non solo sulla preda, che lascia anche tracce odorose ed emette suoni rintracciabili, ma su tutto l’ambiente circostante.
Il gatto studia e memorizza ogni dettaglio grazie a un campo visivo straordinariamente più ampio di quello umano. Ma anche grazie alla capacità di percepire i dettagli con illuminazione scarsa… Una capacità che ha davvero dell’incredibile!
Le orecchie
Non ultimo abbiamo l’udito: molto sviluppato nel gatto, consente di riconoscere suoni anche impercettibili che possono aiutare l’animale a riconoscere come familiare un dato ambiente grazie ai rumori ambientali.
Quello che però è importante sottolineare è che l’orientamento è consentito solo ed esclusivamente grazie a tutte queste straordinarie capacità messe assieme. Solo l’analisi completa di tutte le informazioni percepite da tutti i sensi insieme consentono al gatto di non sbagliarsi e di non commettere errori.
Il cervello
Tutto questo viene supportato dalla meravigliosa macchina del cervello felino. Si tratta di un computer straordinario connesso a un corpo in grado di compiere miracoli. In pochi conoscono ad esempio il cosiddetto “organo di Jacobson”, ossia uno speciale “organo vomeronasale” posto dietro al palato che consente al gatto, grazie all’aspirazione dell’aria a bocca aperta e contemporaneamente attraverso le narici, di analizzare tutte le sostanze, soprattutto feromoni, presenti nell’aria… Una vera e propria traccia scritta che può svolgere un ruolo sostanziale nell’orientamento.
Il naso
La sola vista non sarebbe sufficiente se non ci fosse anche l’olfatto, un senso davvero sviluppato nel gatto, tanto da consentirgli di “raccogliere” e analizzare una quantità infinita di informazioni. Annusando un albero, un mobile, un palo, il gatto è in grado di sapere esattamente se da lì è passato un altro animale, se quel territorio appartiene a un altro gatto o se lui stesso è già passato di lì lasciando il suo odore.
Infatti, il classico spruzzo di urina non è il solo metodo che un gatto ha di lasciare le proprie tracce odorose sugli oggetti. Basta anche una semplice strusciatina delle guance o del fianco del corpo, per non parlare di segni lasciati coi graffi o di un ciuffo di pelo caduto a terra.
Orientamento dei gatti: come funziona il fenomeno dell’homing?
Nel 1922 lo studioso Francis Harrick, autore dello studio “Homing Power of the Cats” decise di effettuare un esperimento per cercare di capire come funziona il fenomeno dell’homing. Selezionò una gatta neo mamma, con una cucciolata di micini ancora molto piccoli, e la portò in sette luoghi diversi distanti da 1 a 5 chilometri dalla sua casa. Ai fini dell’esperimento, la trasportò in macchina al buio in modo da non fornirle informazioni visive sul tragitto.
Una volta liberata, la gatta è sempre riuscita a fare ritorno dai cuccioli a casa. Tranne quando l’allontanamento superò i 25 chilometri.
In tutti i casi precedenti la gatta aveva assunto comportamenti che lasciavano pensare senza sorta di dubbio che conoscesse alla perfezione la strada del ritorno, un risultato stupefacente che però veniva smentito quando la distanza superava i 10-20 chilometri. Ciò tuttavia contrasta con molti altri racconti che ci parlano invece di homing con centinaia di chilometri percorsi.
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