il WWF lancia il progetto “SOS Leone”, che contribuisce ad un programma globale per salvare i grandi felini

10 Maggio 2021 di Livia Mossi

Simbolo da sempre di fierezza e forza della natura, il leone è il re della savana e della foresta e nessuno si immagina un mondo senza questo meraviglioso felino. Eppure questa specie iconica in Africa sta scomparendo ad un ritmo impressionante. Come riportato da un comunicato stampa del WWF, oggi il leone africano (Panthera leo) sopravvive solo nel 10% del suo areale storico e in 100 anni la popolazione è passata da 200.000 a meno di 20.000 individui, con un crollo pari al 90%.

Lo stato di conservazione

Storicamente, tutti i leoni africani sono stati classificati come singola sottospecie (Panthera leo leo), ma recenti studi considerano i leoni di Asia, Africa occidentale, centrale e settentrionale come appartenenti alla sottospecie Panthera leo leo, mentre quelli dell’Africa meridionale e orientale vengono classificati come Panthera leo melanochaita. In attesa che la nuova sistematica venga formalmente adottata, il leone è ancora trattato come una singola specie e inserito nella Lista Rossa delle specie a rischio estinzione nella categoria Vulnerabile. Questa generalizzazione maschera però successi di conservazione locali e fallimenti: per esempio la popolazione dell’Africa occidentale è considerata in Pericolo Critico (con un declino tra il 1993 e il 2014 pari al 66%), mentre la popolazione orientale è considerata in Pericolo (declino nello stesso arco di tempo pari al 57%); l’Africa meridionale è quella che in passato ha registrato il declino più significativo, ma recentemente alcune popolazioni sono rimaste stabili mentre altre hanno mostrato segni di ripresa

Nell’infografica sopra l’areale attuale della specie (arancione e rosso) e l’areale storico (giallo scuro). Le aree in rosso rappresentano i territori con presenza di popolazioni di leone composte da almeno 500 individui adulti (fonte Panthera.org). 

Ma che cosa minaccia il futuro del leone?

  • Perdita, degrado e frammentazione dell’habitat: in tutta l’Africa, gli habitat naturali (protetti e non protetti) scompaiono, si degradano o si frammentano a un ritmo senza precedenti. La popolazione umana è destinata a raddoppiare entro il 2050, richiedendo un’ulteriore disponibilità di terre in cui insediarsi, allevare bestiame e coltivare cibo. E le aree che ora ospitano la grande fauna selvatica, come le popolazioni di leoni, possono essere più redditizie per le comunità locali se convertite all’agricoltura o all’estrazione mineraria e ad altri usi, facilitando il raggiungimento di obiettivi di sviluppo locale;
  • scomparsa delle prede: così come scompaiono gli habitat naturali, scompaiono anche le diverse specie di prede disponibili per i leoni. Tuttavia, la principale causa della scomparsa delle prede è il commercio di carne di animali selvatici, che contribuisce in modo significativo alla sicurezza alimentare e genera reddito. La caccia di sussistenza ha causato un diffuso declino della fauna selvatica ed è la principale minaccia per i leoni all’interno delle aree protette. Oltre a ridurre le prede, l’uso di trappole, lacci, veleni, crea infiniti pericoli per la specie, che caccia su territori molto vasti. Sono infatti molti i leoni che rimangono feriti o uccisi dalle trappole destinate ad altri animali;
  • conflitti uomo-leoni: i conflitti tra esseri umani e carnivori sono una delle principali cause di declino dei grandi feline in tutto il mondo. I leoni entrano regolarmente in conflitto con gli esseri umani nel momento in cui bestiame domestico viene allevato nel loro habitat. I danni prodotti dalla predazione dei leoni sugli animali allevati possono essere considerevoli, soprattutto sulle piccole economie locali che sostengono comunità e tribù. In risposta, i leoni vengono visti come nemici e spesso illegalmente uccisi. Questi conflitti si verificano sia all’interno che all’esterno delle aree protette;
  • commercio illegale: il commercio illegale di leoni e delle loro parti (trofei, ossa, pelli, denti, artigli), trainato da collezionisti, dalla medicina tradizionale e dal mercato dei souvenir, è sempre più preoccupante e deve essere affrontata per la conservazione della specie. Si ritiene che le misure adottate nel 2007 per limitare il commercio di ossa di tigre (Panthera tigris) abbiano portato a un aumento della domanda internazionale di ossa di leone.

La presenza dei leoni non solo offre benefici ai sistemi naturali, ma può contribuire a migliorare le economie dei paesi dove vivono e produrre notevoli benefici per le comunità locali attraverso le attività legate al turismo, essendo i leoni una delle specie ritenute più carismatiche e iconiche al mondo. Per questo il WWF lancia il progetto “SOS Leone”, che contribuisce ad un programma globale per salvare i grandi felini del pianeta con l’obiettivo di raddoppiare entro il 2050 il numero dei leoni che vivono in natura, invertendo una tendenza che rischia di portare ad una loro rapida e inesorabile scomparsa. Dal 9 al 23 maggio ogni donazione al 45585 con SMS o chiamata da rete fissa, aiuterà il WWF a fornire ai ranger l’equipaggiamento e le attrezzature per combattere la piaga del bracconaggio e a donare agli allevatori lampade solari che allontanano i leoni dalle loro mandrie, evitando così che vengano uccisi per vendetta. Il WWF potrà inoltre finanziare la ricerca sul campo per censire i nuclei superstiti dei leoni e collaborare con enti e aree protette per trovare le soluzioni più efficaci per salvare questa specie. 

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