Di quanto scrittori e intellettuali abbiano tratto l’ispirazione dai mici lo sappiamo, ma sono i poeti ad avere un legame profondo con i gatti.

4 Agosto 2019 di Redazione

I gatti: grande fonte di ispirazione per i poeti più famosi

Neruda, Elliot, Baudelaire, Szymborska, Apollinarie, Luciano Somma, Umberto Saba, Paul Verlaine, John Keats, Gianni Rodari, Fernando Pessoa. Questi sono tutti poeti che hanno un legame profondo con i gatti.

Le poesie sui gatti

Il poeta Aldous Huxley disse ai suoi allievi che gli avevano chiesto il segreto per avere successo in letteratura: “Se volete scrivere, tenete con voi dei gatti”. Tra mito e leggenda, il rapporto tra poesia e gatti ha radici molto profonde. Forse anche per via dell’antica credenza che vuole un manoscritto morso da un gatto destinato al successo.

Ma non si tratta solo d’ispirazione. Certo il fascino dei gatti dona a chi scrive una pace e un relax tali da rendere fluente il “calar dell’inchiostro” sulla carta ma dietro ai grandi occhi gialli e a quel fisico atletico che ricorda le grandi bellezze della savana, si apre un mondo simbolico di dimensioni incalcolabili. Spesso infatti, quello che leggiamo nelle opere dei “grandi” si nutre dei loro pensieri, delle loro convinzioni politiche e sociali, della storia delle loro famiglie e dei vissuti.

Torquato Tasso con il Sonetto per i miei gatti, in cui chiedeva alla sua micia di prestargli gli occhi per poter scrivere anche di notte, offriva un ritratto perfetto del suo tempo. Mentre Charles Baudelaire, il poeta francese de I Fiori del male, nelle raccolte Spleen e Ideale usò i gatti anche come rappresentazione delle anime inquiete dei suoi anni e come simbolo della libertà per cui aveva lottato nelle piazze parigine.

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