A cosa è dovuta l'allergia ai gatti? E ci sono dei rimedi per curarla?

18 Settembre 2020 di Chiara Pedrocchi

È uno dei problemi più comuni quando si pensa ad una possibile adozione di un gatto, soprattutto da parte di chi ne è un grande amante ma starnutisce alla sola vista! Capiamo insieme a cosa è dovuta l’allergia e se esistono dei rimedi per curarla.

Allergia al pelo o allergia al gatto?

In realtà, nessuna delle due espressioni è corretta! L’allergia è infatti scatenata da una proteina contenuta nelle ghiandole sebacee del felino e nella sua saliva. La proteina, chiamata Fel D1, si deposita sul pelo del micio durante le sue consuete operazioni di toeletta e provoca la reazione quando una persona allergica entra in contatto con il pelo. Secondo un recente studio dell’Università di Cambridge, il recettore del sistema immunitario che è responsabile dell’attivazione sarebbe il Tlr4.

Quando si scatena l’allergia ai gatti?

Si scatena maggiormente soprattutto in primavera e in autunno, quando il gatto cambia il pelo. È molto frequente e provoca i caratteristici sintomi delle allergie respiratorie. Nei casi più gravi è possibile che compaia un quadro di asma bronchiale, con difficoltà respiratoria e tosse. Infine, in alcuni casi, l’allergia al gatto si presenta come orticaria da contatto.

Il sistema immunitario dei soggetti allergici produce un particolare tipo di anticorpi, le IgE, in seguito all’incontro con alcune proteine dell’animale (allergeni) ritenute erroneamente dannose. Dopo l’esposizione all’allergene, il sistema immunitario reagisce inducendo un processo infiammatorio, che si manifesta soprattutto con l’irritazione delle vie respiratorie (rinite o asma).
Come prevenire l’allergia?

La cosa migliore è spazzolare il micio a giorni alterni e lavarlo spesso, ma il soggetto allergico non deve mai effettuare di persona la toeletta dell’animale. La pulizia delle superfici di casa (pavimenti, divani ecc.) va fatta con panno umido o con l’aspirapolvere, per rimuovere, al meglio possibile, i peli persi dal gatto.

Una sana spazzolata, anche ogni giorno in tempo di muta, rafforza il nostro rapporto con il micio e previene una perdita eccessiva, oltre all’ingestione di boli di pelo consistenti. I bagni troppo frequenti, invece, rovinano il film cutaneo superficiale. Su questa sottilissima pellicola, che riveste tutta la cute, vive una benefica flora batterica che agisce da barriera protettiva contro molti agenti microbici potenzialmente dannosi. Non solo. Altri danni possono anche derivare dall’alterazione del pH della pelle causato da prodotti di pulizia inadatti.

Anche le razze a pelo corto possono indurre reazioni allergiche. L’uso di prodotti chimici può essere d’aiuto (ad esempio spray a base di acido tannico che sono in grado di ridurre i livelli allergenici).

L’allontanamento del piccolo felino non sempre è una misura risolutiva per l’allergico, in quanto l’allergene principale persiste a livelli significativi per oltre cinque anni anche in case disabitate.

Esiste un vaccino?

Le terapie farmacologiche esistono ma non sono preventive dei sintomi di allergia. L’immunoterapia allergene specifica (quella che comunemente si chiama vaccino) rappresenta in alcuni casi un’opzione terapeutica molto efficace. Agisce modificando il sistema immunitario che viene “abituato” a tollerare le proteine dell’animale che nel soggetto allergico scatenano sintomi. Negli ultimi anni, grazie all’introduzione e alla produzione di molecole allergeniche ricombinanti, è stato possibile effettuare diagnosi più precise e produrre vaccini più mirati e meglio tollerati.

E i bambini?

L’esposizione precoce ad animali domestici e il correlato rischio di sviluppare allergia nei bambini resta un tema controverso. Al momento non vi è evidenza scientifica sul fatto che l’esposizione alla nascita a cani e gatti aumenti il rischio di malattie allergiche, anche in bambini ad alto rischio a causa di una storia familiare positiva per quanto riguarda questo tipo di allergia. Non è neanche certo che un’esposizione precoce protegga il bambino da future allergie.

L’unica cosa certa, e positiva per i gattofili, è che un’elevata concentrazione di allergene del gatto in una casa non determina un proporzionale aumento del rischio di diventare allergici e un’elevata percentuale di persone risulta essere allergica al gatto pur non avendo un gatto in casa.

 

Lascia un commento