I delfini imparano l'arte della caccia dalle loro madri, ma si sta diffondendo una nuova tecnica: quella dello shelling, che i delfini apprendono dai coetanei.

22 Luglio 2020 di Chiara Pedrocchi

Siamo abituati a pensare che un giovane delfino impari nuovi metodi per ottenere del cibo grazie agli insegnamenti della madre. In un report pubblicato il 25 giugno in «Current Biology», invece, alcuni studiosi hanno dimostrato che i delfini tursiopi della Baia degli Squali in Australia Occidentale non imparano l’arte della caccia solo dalle loro madri, ma molto spesso anche dai loro simili.

Ciò significa che per questi delfini è importante avere una rete estesa e ben salda di conoscenze. Molto più di altri elementi. A dichiararlo è Sonja Wild, ecologa comportamentale presso l’Università di Costanza.

Tra i metodi di caccia ce n’è uno in particolare che viene utilizzato da parecchi delfini della Baia degli Squali. Si chiama shelling e consiste nell’intrappolare la preda, per esempio un pesce, in un grosso guscio di lumaca di mare, infilare il loro muso affusolato nell’apertura, sollevare il guscio e svuotare il contenuto dentro la bocca!

Questo metodo di caccia non è molto frequente: tra il 2007 e il 2018 sono stati documentati 42 utilizzi di shelling da parte di 19 delfini diversi, contro i 5,278 del gruppo incontrato.

Perché dunque alcuni delfini cacciano in questo modo e altri invece non si servono dello shelling? Il team di esperti che si è occupato dei delfini della Baia degli Squali ha studiato come questo comportamento si trasmette tra la popolazione. E la spiegazione più plausibile di questo comportamento, a quanto è emerso, è proprio l’interazione sociale tra pari, che avrebbe spinto il 57% degli shellers all’acquisizione di questa pratica. Sonja Wild, nell’esporre la trasmissione di questa abitudine, ha sottolineato il grande ruolo che hanno i coetanei, rispetto alle madri, nell’educazione dei giovani delfini.

Solo passando del tempo insieme, è più facile che [i delfini] trasmettano questi comportamenti.

Ma c’è anche chi si oppone a questa teoria, come Janet Mann, una biologa presso l’Università di Georgetown a Washington, D.C., studiosa dei comportamenti dei delfini della stessa zona. Mann dichiara che

Quei gusci sono trovati in particolari habitat, e gli animali che si trovano in quegli habitat avrebbero sì trovato quei gusci, ma si imbattono anche più spesso l’uno nell’altro. 

Mann, dunque, sostiene che sia frettoloso escludere i fattori ambientali e l’influenza materna nello studio di questi comportamenti.

Ciò che non si può negare è l’immensa intelligenza dei delfini che, evolvendosi continuamente, sembrano apprendere sia verticalmente, ovvero da genitore a figlio, sia orizzontalmente, ossia tra pari. Come gli umani.

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