A giorni il Parlamento europeo si riunirà per discutere dell'antibioticoresistenza. A rischio molti antibiotici fondamentali per la salute animale.

14 Settembre 2021 di Giulia Miglietti

A partire da gennaio 2022 potrebbe essere vietato l’uso veterinario di diverse classi di antimicrobici e antibiotici, importantissime però per la cura di gravi infezioni, in alcuni casi potenzialmente letali.

La presente comunicazione a nome della Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani – Fnovi, per segnalare una vicenda istituzionale che potrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza di molti animali sia nel comparto zootecnico che in quello degli animali da compagnia e che, di riflesso, potrebbe minare la sicurezza alimentare e la salute dei cittadini italiani ed europei.

Con queste parole Gaetano Penocchio, presidente della Fnovi (Federazione Nazionale Ordini. Veterinari Italiani) si è rivolto, il 6 settembre 2021, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, al Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli ed al Ministro della Salute, Roberto Speranza, per riaprire il dibattito sui criteri di selezione degli antibiotici riservati all’uomo e quindi vietati alla medicina veterinaria.

Il regolamento europeo sui medicinali veterinari 2019/6 è stato adottato due anni fa. Gli Stati membri e il Parlamento europeo dovranno esprimersi per determinare quali antibiotici saranno riservati all’uomo e quindi vietati alla medicina veterinaria sulla base della proposta di atto delegato della Commissione Europea del 26 maggio 2021 in merito alla definizione di criteri per la designazione degli antimicrobici che devono essere riservati al trattamento di determinate infezioni nell’uomo (C/2021/3552). La suddetta proposta, tecnicamente coordinata con tutte le istituzioni scientifiche pertinenti, quali l’Agenzia europea per i medicinali (EMA), l’EFSA, l’ECDC, l’OIE e l’OMS è stata trasmessa alla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo

Una questione ancora aperta

Già il 26 maggio 2021 la Commissione Europea e gli Stati membri hanno redatto un Atto delegato che analizzasse da vicino “i criteri per la scelta degli antimicrobici da riservare per il trattamento di alcune infezioni nell’uomo“, appoggiandosi al parere scientifico dell’OMS (Organizzazione mondiale sanità), dell’EMA (Agenzia europea dei medicinali), dell’OIE (Organizzazione mondiale sanità animale) e dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). I criteri considerati da valutare sono: antimicrobico per le infezioni pericolose per la vita dell’uomo, antimicrobico non essenziale per la vita degli animali e valore di trasferimento della resistenza dall’uso negli animali all’uomo.

A questo proposito, il 13 luglio 2021, in Commissione Envi (Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare) il relatore responsabile del dossier MEP, Martin Häusling, del partito dei Verdi, ha presentato mozione per opporsi alla bozza dell’atto delega della Commissione del 26 maggio, nel tentativo di limitare l’uso di determinati antibiotici all’uomo e arginare lo sviluppo dell’antibiotico resistenza. La proposta di risoluzione consiglia di riservare tutti gli antimicrobici considerati di massima priorità dall’Oms (come cefalosporine, fluorochinoloni e macrolidi)unicamente al trattamento umano.

Ora il Parlamento europeo è tenuto ad esprimersi sulla proposta Häusling in seduta plenaria durante la sessione di metà settembre. Pertanto, nel caso in cui la maggioranza del Parlamento europeo approvasse la risoluzione, a partire da gennaio 2022 potrebbe essere vietato l’uso veterinario di diverse classi di antimicrobici e antibiotici, importantissime però per la cura di gravi infezioni, in alcuni casi potenzialmente letali.

Antimicrobici e resistenza

A motivare la proposta di Häusling è il tentativo di ridurre l’utilizzo complessivo di antibiotici, così da ridurre i fenomeni di antibiotico resistenza (AMR) da parte dei batteri, ovvero la capacità di questi microorganismi di adattarsi – tramite un meccanismo evolutivo naturale- per eludere l’efficacia di antimicrobici inizialmente efficaci contro le loro infezioni.

Ma, come spiegano i veterinari: “l’utilizzo degli antibiotici in ambito clinico umano e veterinario genera una pressione selettiva nell’ambiente, favorendo la selezione di microrganismi resistenti e l’acquisizione di geni di resistenza portati da elementi genetici mobili che contribuiscono alla diffusione delle resistenze tra batteri anche attraverso fenomeni di scambio di geni per via orizzontale. Il contrasto dell’AMR non può quindi essere legato ad un mero divieto di utilizzo degli antibiotici, in quanto deve basarsi su una scientifica razionalizzazione del loro utilizzo, sia nell’uomo che negli animali. Vietare gli antibiotici esclusivamente nella medicina veterinaria, pertanto, non potrà arrestare la diffusione dell’AMR nell’uomo“.

I dati

Come i dati dimostrano, negli ultimi anni l’utilizzo di antibiotici in veterinaria è sceso del 30%, e sembra non rallentare la sua rapida discesa (per alcune specie animali, anche oltre il 70%). Secondo la Fnovi, un divieto deliberato e non supportato da pareri scientifici può solo portare a:

  • sofferenze per gli animali per i quali verranno drasticamente ridotte, o azzerate, le
    possibilità di cura delle affezioni sostenute da microrganismi patogeni
    -aumento delle patologie negli animali e delle zoonosi con i conseguenti rischi per la
    salute pubblica
  • aumento delle patologie negli animali e delle zoonosi con i conseguenti rischi per la salute pubblica
  • minimi effetti sulla diminuzione dei fenomeni di AMR in quanto le stesse molecole,
    utilizzate nell’uomo, manterranno nell’ambiente (acque, terreni) i geni di resistenza in
    grado di diffonderla

Escludere completamente alcuni antibiotici dall’uso in veterinaria potrebbe diventare molto pericoloso non soltanto per la salute degli animali animali, inevitabilmente compromessa ma anche per la sicurezza alimentare e, di conseguenza, per la salute umana.

Un uso responsabile

Gli esponenti di Fnovi riconoscono nell’ AMR uno dei maggiori rischi per la salute dell’uomo e degli animali, ma piuttosto che abolire indiscriminatamente la somministrazione di antimicrobici, invitano ad un utilizzo corretto e responsabile dei farmaci, supportato da una logica “One Health“, che vede cioè una totale inscindibilità tra l’ambito della salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema. Ritengono inoltre opportuno che l’elenco di antibiotici che non potranno essere più utilizzati in medicina veterinaria debba essere redatto esclusivamente sui dati scientifici sui quali si basa la categorizzazione AMEG dell’agenzia europea del farmaco (EMA).

L’augurio della Fnovi è dunque quello che un tema delicato come quello della salute degli animali non diventi terreno di lotta politica, e che l’intervento di Mario Draghi possa ristabilire, nell’ordine delle priorità, un equilibrio che rispetti il benessere e la salute dei nostri compagni di vita.

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