Si chiama “Pettirosso” l’operazione antibracconaggio tenutasi in Lombardia a opera dei Carabinieri Forestali, coordinata dal Reparto Operativo Soarda (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) del Raggruppamento Carabinieri Cites e con l’aiuto dei Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo e Mantova. Hanno dato una mano anche le associazioni animaliste Cabs, Lipu, Legambiente, Wwf e Lac.
106 persone sono state denunciate e sono stati sequestrati 400 dispositivi di cattura illegale, come richiami elettronici, reti da uccellagione, gabbie-trappola e archetti e trappole metalliche in grado di causare gravi sofferenze alle prede, che rimangono ad agonizzre per ore.
I bracconieri denunciati sono stati accusati di furto aggravato di fauna selvatica, in quanto bene indisponibile dello Stato, ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento di animali, uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi non consentiti e porto abusivo di armi.
I Carabinieri hanno spiegato che il Piano d’azione nazionale contro questi crimini dedica particolare attenzione alle province di Bergamo, Brescia e Mantova, da sempre punti caldi del bracconaggio.
La notizia triste è che sono stati trovati anche 1.200 uccelli morti, molti dei quali appartenenti a specie protette da Convenzioni internazionali.
Gli esemplari che sono stati trovati ancora in vita, invece, sono stati affidati ai centri di recupero animali selvatici (Cras) «Il Pettirosso» (Modena), il «Loghino Bosco» (Mantova), «l’Oasi Wwf Valpredina» (Bergamo) e il «Parcobaleno» (Mantova) per il futuro rilascio in natura.
Noi di Amici di Casa troviamo assurdo come nel 2020 siano ancora così tanti i criminali che si dedicano al bracconaggio e per di più ai danni di specie protette, compromettendone la sopravvivenza. Ci complimentiamo con i Carabinieri Forestali per l’ottimo lavoro svolto e ci auguriamo che l’operazione “Pettirosso” possa servire da monito perché situazioni del genere non si verifichino nuovamente in futuro.