Il nostro amico si pone come “animista”, ossia attribuisce a un certo avvenimento una causa a esso collegata?

1 Agosto 2018 di Redazione

Il cane è animista?

Se fosse un acceso tifoso di calcio, il cane darebbe importanza a ogni dettaglio: collegherebbe un certo evento a una determinata conseguenza e certamente non smetterebbe di indossare i calzini rossi divenuti un portafortuna nella partita più importante dell’anno!

Parlando in termini più tecnici, il nostro amico si pone come “animista”, ossia attribuisce a un certo avvenimento una causa a esso collegata in termini strettamente temporali. Per esempio, nell’abbaiare ai passanti il nostro amico si convincerà che il loro allontanarsi sia causato dal suo abbaiare e non certamente dal fatto che non avevano alcuna intenzione di fermarsi… Crederà che il collegamento “io abbaio/sconosciuto va via” sia l’unico esistente, addirittura riterrà che quelle persone siano consapevoli di quanto gli abbai li stiano allontanando in quel preciso momento. Aver provato un forte dolore in un certo luogo, causato per esempio da un problema articolare, genererà il collegamento “luogo/dolore” e il cane si convincerà che la causa di un tale disagio fisico si trovi proprio in quel luogo specifico. Il risultato sarà che il nostro amico, capitando in futuro innanzi a quella “zona rossa”, eviterà di entrarci immaginando che così facendo non proverà dolore. Ma non finisce qui: in alcuni casi potrà far credere di essere altro da ciò che è, per esempio mettendosi a pancia in su di fronte a un suo simile, fingendosi piccolo e innocuo. Un ottimo modo per poi “rubare” velocemente il legnetto o la palla tanto ambiti! Queste modalità di pensiero richiamano il cosiddetto “modello delle credenze”, ulteriore espressione del pensare canino.

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