Dion e Gobi: l’incontro che ha cambiato due vite
A cura di Elisabetta Agrati
Un uomo, una cagnolina e la gioia di correre. Il destino li ha fatti incontrare e li ha salvati, permettendo loro di prendersi cura l’uno dell’altro.
Due occhi scuri, attenti e curiosi, che sembrano capaci di leggere nell’animo delle persone. Un musetto vispo, incorniciato da simpatici baffetti. Una coda perennemente scodinzolante e quattro zampette corte, così corte che pare impossibile che questa cagnolina dal pelo color sabbia abbia potuto correre per 120 chilometri nel deserto, tenendo il passo di quest’uomo alto che, totalmente concentrato sulla gara, all’inizio non l’aveva degnata nemmeno di uno sguardo. La cagnolina si chiama Gobi. L’uomo, ultramaratoneta di origine australiana, è Dion Leonard. Nel 2016, durante una maratona di 250 chilometri tra le montagne del Tian Shan che circondano la città di Ürümqi, nel nord-ovest della Cina, si sono incontrati e da allora non si sono più lasciati. Una storia emozionante la loro, segnata da mille difficoltà ma anche dalla scoperta di quanto sia bello affidare la propria vita a un altro essere vivente. A due anni di distanza, ora che finalmente Gobi è al sicuro nella sua casa a Edimburgo, Dion Leonard ha deciso di condividere la sua esperienza in un libro edito da HarperCollins e uscito in Italia il 29 marzo, intitolato ovviamente Gobi.
Dion ricorda: “All’inizio è stato un po’ fastidioso; ero sulla linea di partenza e Gobi ha incominciato a mangiucchiarmi le scarpe. Le ho dato un calcetto per allontanarla ma lei si è avvicinata di nuovo, ho cercato di allontanarla nuovamente ma lei è tornata indietro. Era il secondo giorno di gara, ero molto concentrato ed ero infastidito da questo cane di cui nessuno sembrava sapere nulla”. Gobi, però, non si arrende… “Quel giorno abbiamo corso per 25 miglia, oltretutto su un terreno montuoso; quando sono arrivato al traguardo lei era dietro di me, mi sono davvero sorpreso nel vederla”. La sera, mentre i maratoneti mangiano o riposano nelle tende, la cagnolina si aggira per l’accampamento. Alcuni corridori condividono un po’ di cibo con lei e Dion pensa che siano matti: “Durante la corsa devi portare con te tutte le provviste, tutto quello che ti serve per la gara. Se qualcuno mi chiedesse di dargli del cibo, io risponderei di no! Il giorno prima avevo visto che qualche altro maratoneta aveva dato a Gobi del cibo. Mai mi sarei immaginato che l’avrei fatto anch’io. Ma alla fine della seconda giornata, dopo averla vista correre così, è stato naturale prendere parte della mia razione per offrirla a lei. Quello è stato il momento in cui ho capito che tra noi c’era un legame”.
Questo incontro ha cambiato, e forse salvato, le vite di entrambi. “Il giorno in cui ho trovato Gobi”, scrive Dion, “ho avuto la possibilità di accudire una creatura vulnerabile nel modo in cui io desideravo esserlo quando la mia vita era un disastro. Lei aveva bisogno di me. Anche se non sono ancora sicuro di saper esprimere in maniera adeguata i miei sentimenti a parole, so che salvarla ha guarito delle ferite che non immaginavo di avere”.
L’articolo completo lo trovate sul nuovo numero in edicola da metà Maggio e online