I 10 animali meno intelligenti al mondo sono loro. Scopri questa selezione in questo articolo di approfondimento.

20 Settembre 2024 di Letizia

L’intelligenza animale è un campo che suscita crescente interesse per gli studiosi di zoologia. La ricerca ci porta a comprendere che esistono diversi modi per definire l’intelligenza. Utilizzato per gli esseri umani, questo termine si riferisce a diverse abilità, come la comprensione di un evento, l’apprendimento, la risoluzione di problemi e l’adattamento a situazioni nuove o mutevoli. Per molto tempo questa intelligenza è stata il parametro di riferimento per valutare quella degli animali.

Oggi, fortunatamente, gli approcci si sono evoluti e riteniamo che l’intelligenza animale sia da considerarsi come a sé stante. La biodiversità è bella in quanto varia. Negli animali si pone maggiormente l’accento sull’adattamento all’ambiente e sull’attuazione di strategie capaci di perpetrare la specie. Tuttavia, il grande pubblico non è necessariamente consapevole di queste sfumature e i non specialisti, talvolta, continuano a giudicare il comportamento animale in termini di comportamento umano. 

Come misurare l’intelligenza degli animali

Gli scienziati hanno selezionato negli anni dei test che ritenevano idonei per misurare l’intelligenza degli animali.

Test della scatola: questo test mira a valutare la capacità degli animali di risolvere problemi, mettendoli a confronto con una scatola chiusa contenente cibo. Devono capire come aprirla, utilizzando oggetti o tecniche specifiche.

Test dello specchio: questo test valuta la capacità dell’animale di riconoscere il proprio riflesso in uno specchio, considerato segno di autoconsapevolezza. Agli animali viene posizionata una macchia colorata su una parte del corpo che possono vedere solo con l’aiuto di uno specchio. I ricercatori ritengono che se provano a togliere la macchia guardandosi allo specchio è segno che hanno capito che il riflesso è il loro.

Test dell’apprendimento per imitazione: questo test valuta la capacità degli animali di apprendere osservando le azioni di altri consimili. Un animale osserva un altro esemplare chiamato dimostratore mentre esegue un compito specifico. L’osservatore viene messo alla prova per valutare la sua capacità di riprodurre l’azione.

Test di memoria: questo test valuta la capacità degli animali di ricordare informazioni in un dato periodo di tempo. Ciò può comportare la ricerca di cibo nascosto o il ricordo di eventi specifici.

Test di cooperazione: questo test valuta la capacità di lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune. Gli animali devono collaborare per risolvere un problema o ottenere una ricompensa, dimostrando la loro capacità di comprendere ruoli e responsabilità all’interno di un gruppo.

Questi test sono solo alcuni dei tanti metodi utilizzati per valutare l’intelligenza degli animali. I risultati variano non solo in base alla specie, ma anche all’ambiente e alle condizioni del test. Oggi è accettato che la cognizione animale è complessa e non può essere completamente compresa con tali test, ritenendo importante l’osservazione dei comportamenti in libertà.

5 animali ritenuti poco intelligenti

Gli animali più complessi sono anche quelli dotati del più alto grado di intelligenza. I mammiferi e gli uccelli sono quindi gli animali più intelligenti. Gli animali meno complessi dal punto di vista evolutivo mostrano un grado di elaborazione encefalica minore o nullo e quindi possono davvero essere definiti di scarsa intelligenza. 

Le spugne sono animali semplici e primitivi. Non hanno sistema nervoso, cervello, organi sensoriali. Anche se è difficile parlare di intelligenza nelle spugne, sono comunque capaci di adattarsi e reagire all’ambiente. Possono, per esempio, modificare la loro struttura per ottimizzare il flusso d’acqua e l’assorbimento dei nutrienti.

Come le spugne, le meduse sono animali semplici. Sebbene non abbiano un cervello, le meduse hanno una rete nervosa diffusa chiamata “sistema nervoso a rete” che consente loro di rispondere agli stimoli sensoriali (luce, vibrazioni e contatto fisico) e di coordinare i loro movimenti. Le loro risposte generalmente rimangono, tuttavia, semplici e istintive.

Gli anellidi sono un gruppo di animali che comprende lombrichi, sanguisughe e vermi marini. Sebbene non mostrino un’intelligenza paragonabile a quella dei vertebrati, gli anellidi sono in grado di svolgere compiti che dimostrano una certa capacità cognitiva. I lombrichi possono, per esempio, imparare a evitare gli stimoli avversivi e allontanarsi.

Gli artropodi costituiscono un altro gruppo di animali che comprende insetti, aracnidi, crostacei e miriapodi. Sebbene l’intelligenza degli artropodi non sia in alcun modo paragonabile a quella dei mammiferi, degli uccelli o dei cefalopodi, essi presentano comunque capacità cognitive e comportamentali che raggiungono un certo livello di complessità e adattamento.

Tra questi troviamo le formiche. Sebbene siano note per la loro grande capacità collaborativa nelle tane e per le capacità di risoluzione dei problemi, individualmente la loro intelligenza è inferiore. Il loro cervello contiene circa 100.000 neuroni che non sono nulla in confronto ai 100 miliardi di un cervello umano.

Tra i molluschi vanno distinti i cefalopodi, come i polpi, che dimostrano grande intelligenza. La lumaca di mare, invece, ha solo poche centinaia o poche migliaia di neuroni. Questi animali vivono davvero solo il presente, perché non sono in grado di elaborare il concetto di tempo.

Piccione
Piccione

5 animali considerati non intelligenti dagli esseri umani

L’idea che un animale possa essere “stupido” deriva da alcune caratteristiche comportamentali che possono sembrare controproducenti rispetto agli standard umani. Qui parliamo di 5 animali che rientrano in questo caso.

Il piccione gode dello stigma della stupidità perché non ci è simpatico. Molte persone lo chiamano “topo con le ali”. I piccioni hanno un cervello molto piccolo, ma la loro rete neurale è così fitta da rendere la loro intelligenza formidabile. Questi uccelli possiedono un numero di neuroni per millimetro cubo di ben 6 volte superiore a quello umano. Questo rende la loro rete sinaptica strabiliante.

Sono in grado di memorizzare figure e parole, riconoscono i volti delle persone e le differenti espressioni facciali. Inoltre, possiedono un incredibile senso dell’orientamento (una volta esistevano i piccioni viaggiatori per questo motivo). Comprendono il linguaggio del corpo, sia umano che di altri uccelli, e possiedono una capacità d’apprendimento eccezionale.

Sono tra quei pochi animali, insieme alle grandi scimmie, i delfini e gli elefanti, in grado di superare il test di autoriconoscimento allo specchio. Si sa che la mucca passa le sue giornate a guardare i treni che passano. E a parte il pascolo, la sua vita non sembra essere ravvivata dall’interazione con l’ambiente. Tuttavia, gradualmente, viene riconosciuta come più intelligente rispetto ad una volta: alcune persone hanno dimostrato che può essere addestrata e cavalcata come un cavallo. Comprende il mondo che la circonda e purtroppo anche il momento in cui viene condotta al macello. In questa situazione può essere vittima di un vero è proprio attacco di panico.

Il comportamento della mosca sembra ancora più insignificante di quello della mucca. In realtà se consideriamo alcuni esemplari come la Drosofila, hanno vita più breve perché hanno un’attività cerebrale più intensa.

Spesso si sentono racconti di pecore che cadono in massa da un dirupo. Per molto tempo questi eventi sono stati chiamati “suicidi collettivi” senza poter fornire ulteriori spiegazioni. Tuttavia, l’ipotesi dell’ingestione di piante tossiche che agiscano come allucinogeni sta gradualmente guadagnando terreno. Alcuni montoni, osservati per anni, hanno stabilito solide amicizie e si prendono cura l’uno dell’altro nel momento del bisogno, per esempio intervenendo in aiuto dei compagni più deboli o supportandosi a vicenda nella lotta.

Il panda merita una menzione in questa sezione sull’intelligenza. Quando uno zoo ha la fortuna che una delle sue femmine sia incinta, l’eccitazione è massima perché sono noti per essere capaci di lasciare morire il loro piccolo non prendendosi cura di lui alla nascita: questo è un comportamento che non ha senso ai fini della sopravvivenza della specie… infatti è una sorta di leggenda urbana. Non è vero che mamma panda non si accorga della sua maternità. 

I piccoli panda alla nascita sono così minuscoli e inermi che richiedono un grande sforzo per la madre. La maternità è un compito così impegnativo che i panda che danno alla luce due cuccioli spesso riescono a prendersi cura solo di uno di loro e sono costretti ad abbandonare l’altro. In cattività, gli scienziati intervengono per prendersi cura del cucciolo abbandonato e provano persino a scambiarli per assicurare a entrambi le attenzioni e il latte della madre. 

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