La corrida non sarà Patrimonio dell'UNESCO ma la richiesta è stata respinta per ragioni puramente formali.

7 Dicembre 2020 di Ilaria Aceto

L’UNESCO ha respinto la richiesta di rendere la corrida Patrimonio dell’Umanità. Una pratica brutale che resiste da secoli, una lotta impari per il toro, tanto che Enpa (e anche noi, come puoi leggere qui) si era schierata nettamente contro l’approvazione di tale mozione, aderendo alla campagna lanciata dalla piattaforma La Tortura No Es Cultura (LTNEC) e Animal Guardians attraverso l’hashtag #NoTauromaquiaEnUnesco, diventato virale in Portogallo, Spagna, Ecuador, Colombia e Perù.

La richiesta proveniva dall’associazione privata Asociación Intergubernamental de la Tauromaquia, che l’aveva formulata quest’estate sull’onda della crisi che sta investendo il settore della corrida (già messo a dura prova dalle campagne promosse dagli animalisti) a causa della pandemia di Covid-19. Dichiarando lo “stato di emergenza” del settore, l’associazione sperava di far diventare la corrida patrimonio dell’UNESCO per farla sovvenzionare da fondi pubblici.

Foto a cura di Caropat via Pixabay

Tale richiesta, fortunatamente, è stata respinta. Purtroppo però, la ragione del rifiuto risiede in un “vizio di forma”, come riporta La Stampa: la domanda proveniva infatti da un’ente privato – non da uno Stato – e consisteva in una semplice lettera indirizzata al direttore generale, senza un dossier che la motivasse accuratamente. Per questo la corrida non diventerà Patrimonio dell’UNESCO.

Questa notizia perciò non si può considerare una vittoria animalista, proprio perché la richiesta non è stata respinta per salvaguardare i diritti degli animali ma per ragioni puramente formali. Marta Esteban, presidente di LTNEC, commenta così l’intera vicenda:

Sarebbe incomprensibile che mentre un organismo delle Nazioni Unite, il Comitato sui diritti dell’infanzia, esorta a proteggere i bambini dalla violenza di un evento come la corrida, un altro organismo delle Nazioni Unite, in questo caso l’Unesco, lo includesse nella elenco del patrimonio immateriale dell’umanità da trasmettere a questi stessi bambini e giovani e sovvenzionati con denaro pubblico. In questi tempi difficili che viviamo è fondamentale difendere le espressioni culturali che promuovono la vita, non la morte, e che facilitano la coesione della società, non lo scontro tra cittadini come avviene nel dibattito sulla corrida.

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