Anche il cane vive il lutto per la morte di un suo amico a quattro zampe. A questa conclusione è arrivato uno studio dell’Università degli Studi di Milano Statale pubblicato sulla rivista “Scientific Reports“. La ricerca, condotta con l’Università degli Studi di Pavia, ha dimostrato la sofferenza psicologica dei cuccioli rimasti orfani dopo la scomparsa dei loro simili. Gli animali più empatici e sensibili diventano perfino più bisognosi di attenzioni e meno interessati ai momenti di gioco.
Lo studio
I ricercatori hanno intervistato 426 italiani con almeno due cani in casa, uno dei quali morto nel breve periodo. Il questionario ha indagato prima il rapporto tra i cuccioli, incluso il loro legame di parentela, e poi i cambiamenti comportamentali e umorali dell’animale superstite. Lo studio è stato coordinato da Federica Pirrone, docente di Etologia Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano Statale. La prima firmataria è stata invece Stefania Uccheddu, medico veterinario della Clinica Veterinaria San Marco di Padova.
I risultati
I risultati dello studio sono stati illuminanti. Quasi 9 intervistati su 10 hanno notato un cambiamento comportamentale nel cane rimasto orfano del suo coinquilino a quattro zampe. C’è però di più: il lutto sembra essere più presente quando i cuccioli sono legati da una relazione parentale come genitore-figlio. Il 67% dei cani rimasti orfani vuole oltretutto più attenzioni dai proprietari, mentre il 57% gioca di meno. Il 46% dei pet è apatico, il 35% dorme di più e un ulteriore 35% è diventato più timoroso. Alcuni cuccioli hanno cominciato perfino a mangiare di meno (32%) e a emettere latrati continui (30%). Questi sbalzi d’umore, secondo gli amici umani di Fido, sono durati tra due e sei mesi (32,2%), per meno di due mesi (29,4%) o per più di sei mesi (24,9%). Solo il 13,4% dei proprietari non ha osservato cambiamenti comportamentali nei loro cani.
Come spiega la professoressa Federica Pirrone, coordinatrice dello studio:
«Da un punto di vista ecologico, sia i legami di affiliazione sia quelli parentali sono componenti importanti della naturale organizzazione sociale dei cani liberi e questo vale anche per i cani di casa. Gli animali sociali come i cani domestici hanno una forte tendenza a cooperare e sincronizzare i loro comportamenti per mantenere la coesione e potere beneficiare dei vantaggi derivanti dal vivere insieme. Questo coordinamento può essere interrotto quando muore un membro del gruppo. Dunque, l’interruzione di una routine sociale che, in virtù della forte affiliazione, si era creata tra le coppie di cani del nostro studio, quando entrambi gli animali erano in vita, potrebbe spiegare i cambiamenti osservati in quello sopravvissuto dopo l'evento fatale».
Un contagio emotivo?
Il cane sopravvissuto è apparso più impaurito dopo la morte del coinquilino a quattro zampe. Proprio per questo il suo cambiamento comportamentale potrebbe essere stato influenzato dal dolore del proprietario. Il cucciolo, come una spugna, avrebbe assorbito le emozioni negative dell’amico umano, facendole proprie. Ulteriori studi dimostreranno se gli sbalzi d’umore dei pet sono conseguenza del trauma psicologico provato oppure se scatenati dalla perdita in sé.
Come sottolinea Ines Testoni, direttrice del Master Death Studies & The End of Life dell’Università di Padova:
«Siamo abituati a pensare che gli animali non abbiano una coscienza e non provino sentimenti, quindi, non possano né mentalizzare la morte né provare dolore per la perdita. Le nostre ricerche hanno già mostrato come tra caregiver e animale da compagnia si instauri un legame di attaccamento e che questo può influenzare il comportamento del cane che sopravvive alla perdita del conspecifico. È importante sottolineare che il nostro studio, per la prima volta nel panorama scientifico, indaga contemporaneamente i comportamenti assimilabili al lutto nel cane e il lutto dei proprietari. Sorprendentemente, abbiamo notato che i diversi modi di relazionarsi agli animali e di rappresentarsi la loro vita/morte da parte del proprietario non sono apparsi correlati alle variazioni del comportamento dei cani dopo la morte del conspecifico. Questo è importante, perché indica che il proprietario, nel descrivere queste variazioni, non stava semplicemente proiettando il proprio dolore sul suo cane, ed è quindi più probabile che le modifiche riportate siano reali».