MYLAV, laboratorio nazionale di analisi veterinarie, spiega come comportarsi con un amico a quattro zampe entrato nella terza età.

5 Dicembre 2021 di Redazione

Quando un nuovo cucciolo arriva in famiglia, il tempo comincia a scorrere via tra infinite coccole sul divano e lunghe passeggiate al parco. I cani diventano i nostri amici più fedeli ed è proprio per questo che appena entrano nella terza età dobbiamo prenderci ancora più cura della loro salute. Secondo MYLAV, il laboratorio nazionale di analisi veterinarie che già qui ci aveva dato consigli sul pelo dei nostri pet, un cane è maturo dopo i 7 anni di età, mentre si considera anziano dopo gli 11. Di certo, non c’è un momento esatto in cui i nostri coinquilini a quattro zampe si trasformano in “vecchi” saggi. La condizione di senilità è, infatti, una combinazione di più fattori: razza, dimensione, fabbisogno alimentare e capacità motoria.

Secondo MYLAV, i cani di taglia piccola hanno aspettative di vita maggiori rispetto a quelli di taglia grande. Se Alani, San Bernardo e Terranova difficilmente superano i 13 anni, Yorkshire Terrier, Maltesi e Chihuahua possono spegnere anche ben 17 candeline.

Ed è proprio per questo che per un cane, soprattutto se anziano, la prevenzione delle malattie diventa l’unica arma contro il tempo, così da trascorrere l’ultimo periodo di vita in serenità. Tra le principali patologie, i veterinari ricordano le disfunzioni a cuore, reni e fegato, il morbo di Cushing, il diabete mellito e i tumori.

Come spiegano gli esperti di MYLAV:

«Come per l'oncologia umana, anche negli animali la possibilità di intervenire su queste patologie è basata su una diagnosi precoce senza la quale diventa sempre più complesso trovare soluzioni. Per questo motivo, quando il cane inizia ad avvicinarsi alla vecchiaia, è fondamentale ridurre i tempi tra una visita veterinaria e l’altra per essere sicuri di prendere sul nascere eventuali malattie. Solo con la prevenzione, infatti, è possibile salvaguardare la salute dei nostri amici a quattro zampe, per scongiurare loro eventuali malattie e sofferenze, per farli rimanere con noi il più possibile».

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