L’etica canina
Potremmo definirla una questione “filosofica”, attorno alla quale si sono spese tante parole e sono stati scritti fiumi di inchiostro. Oggi troviamo due correnti contrapposte: la prima tende ad attribuire l’etica ( o la “morale”) solo alla specie umana; la seconda, al contrario, riscontra una sorta di “morale” in tutte le possibili specie animali, o perlomeno in quelle più evolute, come il cane. Chi ha ragione? Per farci un’idea è forse opportuno compiere un passo indietro, chiedendoci innanzitutto che cosa intendiamo per “morale”. Ebbene, scoprendo che questo termine sarebbe stato coniato per la prima volta da Cicerone nel I secolo a.C. a partire dalla parola latina mos (ovvero l’insieme dei costumi e delle tradizioni di un popolo), possiamo considerare la morale come l’insieme dei comportamenti corretti di ogni individuo all’interno della “nicchia” sociale in cui si trova a vivere. Un sorta di pensare collettivo, nel rispetto del quale si tende ad agire per il benessere proprio e altrui, evitando in tutti i modi possibili di danneggiare chi ci sta a fianco. Il cane sa fare tutto questo?
L’etica canina : il cane ha una morale?
Se riflettiamo sulle origini e sulle caratteristiche del nostro amico, una morale la sua specie ce l’ha per forza. Discendente da un predatore “sociale” per eccellenza, quale è il lupo, e trasformatosi in fedele compagno dell’uomo, il cane porta nei propri geni la predisposizione ad agire in “comunione” con l’essere umano. Fin dalla notte dei tempi, ha compreso che l’agire comune è l’unico strumento diretto al benessere proprio e altrui, l’unico mezzo che permette a lui, e alle persone che gli stanno accanto, di sopravvivere. Dentro di sé, il nostro amico custodisce il significato più profondo di “cooperazione”, intesa come sistema in cui il dare e il ricevere devono necessariamente muoversi a braccetto. La cooperazione si ritrova tanto nei rapporti con noi quanto nelle relazioni con soggetti della medesima specie, sempre che gli uni e gli altri facciano parte di quel nucleo primario chiamato “gruppo sociale”. Ecco, quindi, la prima risposta: il cane ha una propria morale, che si esprime nel garantire benessere ad altri, in riferimento al “branco” in cui si trova a vivere, sia esso composto da persone, cani o altre specie animali. Solo dimostrando questa propensione al benessere collettivo il cane riceve in cambio i dovuti benefici quali uno spazio sicuro da occupare, ottimo cibo da mangiare e, in alcuni casi, partner sessuali con cui trasmettere i propri geni alle generazioni successive. Tutto ciò, fin dai tempi di Darwin, corrisponde al cosiddetto “evoluzionismo”, le cui rigide leggi non ammettono l’egoismo fine a se stesso!