Tantissimi gli animali nelle nostre case, spesso trattati come famigliari, ma davvero ci occupiamo della loro salute nel modo giusto?

12 Ottobre 2018 di Redazione

Tantissimi gli animali nelle nostre case, spesso trattati come famigliari: l’Italia è un Paese petfriendly?

Più li ami, meno li curi”. È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dalla ricerca GfK EuriskoHuman&Animal Health: prevenzione e benessere per l’animale e per l’uomo”, che ha stretto l’obiettivo sulla salute e sulla prevenzione in campo veterinario da parte degli italiani. L’indagine, commissionata da MSD Animal Health, azienda leader mondiale nella ricerca, sviluppo e distribuzione di una vasta gamma di prodotti e soluzioni dedicati alla prevenzione, trattamento e controllo della salute animale, è stata condotta in Italia su un campione di 1.000 persone over 18.

Attenzione alla salute! Sicuri di fare la cosa giusta?

Ebbene, l’affezione verso i nostri animali parrebbe inversamente proporzionale alla cura che riserviamo loro. Se infatti è vero che in Italia il 34% della  popolazione adulta (pari a 7,7 milioni di famiglie) possiede un animale domestico, solamente il 46% dichiara di “far vaccinare regolarmente il proprio pet” e ben il 17% “non sottopone il proprio animale da compagnia ad alcun tipo di profilassi”. Tutto questo nonostante cane o gatto vivano spesso come “uno di famiglia”: nel 54% dei casi, infatti, la casa è l’habitat consueto degli animali da compagnia, che trascorrono oltre la metà del proprio tempo tra letto e divano, nel caso dei felini, e circa un quarto del tempo se parliamo di cani.

Spesso li trattiamo come amici veri e propri e come membri della famiglia ma quanto a prevenzione…

«Il cambiamento è stato epocale», ha sottolineato Marco Melosi, presidente dell’Anmvi (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani), «e il trend di cani e gatti in casa è sempre più un’abitudine anche nelle aree rurali del Paese. Se pensiamo a come i mutamenti climatici hanno influito sulla diffusione di parassiti e vettori di malattie, allora è sicuramente positiva la riduzione dell’esposizione del pet alla vita esterna, specie di notte. Ma in casa, qualche volta, la condivisione sconfina e tende a eccedere: tutto questo non è sempre segno di buon accudimento».

Questo perché gli italiani ritengono che la salute dei propri animali sia essenziale solamente per il benessere dell’animale stesso (31%) e non per motivi legati “al bene di tutta la famiglia”. Non sono in molti, infatti, quelli che hanno la buona abitudine di pulire le zampe al cane (44%) o al gatto (17%) dopo la passeggiata o una scorrazzata sui tetti, e ancora meno quelli che si preoccupano di controllare il pelo (26% cane, 15% gatto) al rientro dalle uscite. «L’atteggiamento più sbagliato e foriero di conseguenze sanitarie per tutto il nucleo familiare», specifica Melosi, «è quello di chi investe l’animale da compagnia di un ruolo strumentale al soddisfacimento di bisogni e aspettative “umane”. Anche un’eccessiva idealizzazione zoofila può far perdere di vista l’animale stesso», ha messo in risalto il Presidente di Anmvi. Secondo l’indagine, comunque, il trend non potrà che essere di miglioramento, considerato che ben il 61% del campione dichiara di fidarsi in primis del consiglio del proprio veterinario. Speriamo in bene allora…

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