Noto e apprezzato fin dall’epoca precolombiana
Il Chihuahua prende il nome da una zona ben precisa del Messico settentrionale, che confina con gli Stati Uniti. Si tratta di un vasto altopiano che, nel lontano passato, alternava zone aride ad ampie foreste. E proprio in quest’ultimo ambiente pieno di vita pare prosperasse, allo stato selvatico, un piccolissimo predatore canino che si nutriva di minuscoli roditori, insetti e… uova o uccellini appena nati. A permettergli questa singolare attività di cacciatore arboreo, l’abilità di arrampicatore derivantegli da una struttura dei piedi particolarmente adatta che si ritrova, anche se probabilmente molto meno accentuata, nel Chihuahua odierno: dita allungate, ben distanziate tra loro, dotate di unghie lunghe, ricurve e molto robuste, ideali per “scalare” superfici rugose, anche se molto ripide, come i tronchi degli alberi.
La storia antica del Chihuahua si intreccia con quella dei Toltechi prima e degli Aztechi poi. Questi ultimi avevano adottato il nostro piccolo amico come compagno e addirittura come intermediario presso gli dei, ai quali avrebbe permesso loro di parlare attraverso la fontanella interparietale del cranio che nel Chihuahua, in passato e oggi molto meno spesso, rimaneva aperta per tutta la vita, imponendo quindi particolare attenzione nell’evitare traumi localizzati. E anche l’ultimo imperatore azteco, Montezuma, prima di soccombere ai feroci conquistatori guidati da Cortés, pare vivesse circondato da centinaia di questi piccoli cani, chiamati allora Techichi e raffigurati tra le innumerevoli decorazioni in pietra degli edifici aztechi e anche nel vasellame.
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