Il Centro di Recupero Ricci "La Ninna" ha avviato una ricerca per indagare sull'estinzione dei ricci. Ecco i dettagli dello studio.

19 Ottobre 2022 di Redazione

Se non faremo nulla per fermare il declino di questa specie, i ricci si estingueranno in 10-20 anni. (…) Il nostro dovere è proteggerli, perché dalla salute dei ricci dipende anche la nostra sopravvivenza”. Sono queste le parole allarmanti circa l’estinzione dei ricci pronunciate dal dott. Massimo Vacchetta, veterinario che dirige il Centro Recupero Ricci “La Ninna”, che oggi ospita circa 200 ricci.

Il Centro ha avviato una ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino sulla mortalità della specie. Vediamo di cosa si tratta.

I ricci rischiano l’estinzione, anche a causa nostra

Il Centro Recupero Ricci “La Ninna” ospita oggi circa 200 ricci. Alcuni resi disabili dall’attività dell’uomo (investimenti, ferite da decespugliatori e dai tosaerba robotizzati), altri recuperati in condizioni difficili a causa delle conseguenze del cambiamento climatico.

piccolo riccio avvolto in una coperta

Queste le parole del dott. Vacchetta: “Nell’inverno 2022, con un incremento della tendenza negativa registrata negli anni precedenti, c’è stato un calo dei ricoveri al Centro Ricci “La Ninna” a causa della mortalità elevatissima dovuta alla siccità e al cambiamento climatico. In tutta Europa, migliaia di adulti non sono sopravvissuti all’inverno precedente perché non sono stati in grado di acquisire un peso sufficiente per affrontare il letargo o si sono risvegliati precocemente per le elevate temperature dei primi due mesi dell’anno che hanno “mimato” la primavera. Questi ultimi non sono sopravvissuti a causa della mancanza di acqua e cibo o per gravi colpi di calore. Sono state rinvenute, come ci hanno confermato anche colleghi dei Centri Europei analoghi al nostro, madri morte a fianco dei loro cuccioli a causa della disidratazione e debilitazione.

E prosegue: “Invece, in questo inizio d’autunno, abbiamo registrato un incremento preoccupante dei ricoveri di piccoli ricci in difficoltà, molto debilitati o orfani. Un altro effetto del riscaldamento globale è il crollo drammatico della popolazione di insetti, prede d’elezione dei ricci che scarseggiano tutto l’anno e ancora di più durante l’autunno, quando il calo sarebbe stato fisiologico anche in condizioni meno critiche di quella attuale”. 

La ricerca del Centro “La Ninna” sull’estinzione dei ricci

Il Centro Ricci di Novello (Cuneo) ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino (DSV) per documentare i numeri di questa emergenza e per stabilire le cause di ricovero e morte dei ricci.

Il progetto, coordinato dalla professoressa Maria Teresa Capucchio, cercherà di mettere a punto i parametri del profilo metabolico ematico di questi piccoli mammiferi e indagherà gli agenti infettivi e parassitari che possono essere veicolati e potenzialmente pericolosi per i ricci e l’ambiente. Si cercherà, inoltre, di capire se, a seguito di periodi di ospedalizzazione di almeno 10-15 giorni, i ricci possono sviluppare resistenza agli antibiotici o modificare il proprio microbiota intestinale.

Nello studio sono stati attualmente inclusi 160 ricci. Parte di essi sono ricoverati e deceduti presso il Centro Animali Non Convenzionali (C.A.N.C) del DSV e parte sono quelli del Centro Ricci “La Ninna”.

Sono in corso indagini istologiche e microbiologiche per verificare il potenziale ruolo degli agenti infettivi nel causare la mortalità dei ricci. E anche nel contribuire al declino della loro popolazione.

Commenta la dott.ssa Maria Teresa Capucchio: “Credo che la collaborazione tra i due centri permetterà di conoscere le cause di morte e malattia dei ricci del Piemonte al fine di poter attuare misure di profilassi adeguate. È importante lavorare ora per evitare che questi piccoli mammiferi essenziali nell’ecosistema, possano arrivare all’estinzione con conseguenze molto gravi per l’ambiente che ci circonda. Conoscere meglio gli agenti infettivi e/o infestivi eventualmente veicolati è altrettanto essenziale per monitorare la circolazione degli agenti biologici nell’ambiente ed i potenziali rischi per le altre specie viventi in un’ottica One Health! È inoltre molto importante valutare l’impatto dell’ospedalizzazione sul microbiota intestinale e sullo sviluppo di antibioticoresistenze per capire quanto l’antropizzazione possa determinarne modifiche/insorgenze potenzialmente dannose per la salute animale e l’equilibrio dell’ecosistema

Come riconoscere un riccio in difficoltà

Se vediamo un riccio in queste condizioni, dobbiamo intervenire immediatamente:

– quando pesa indicativamente sotto i 300 grammi a ottobre, 400 grammi a novembre e 500 grammi a dicembre dobbiamo raccoglierlo e portarlo a un centro di recupero.

– se troviamo un riccio a vagare di giorno dobbiamo sempre recuperarlo e soccorrerlo. È un animale notturno e se si trova in giro nelle ore diurne è perché non sta bene.

– se troviamo un riccio a bordo strada ferito dobbiamo portarlo immediatamente a un centro di recupero: ha bisogno di un soccorso immediato. Sintomi che è ferito: controlliamo se si appallottola, se perde sangue dal naso o se ha perdite ematiche sul corpo.

Per maggiori informazioni sui ricci e su come poterli aiutare, sui canali social del Centro si possono trovare consigli preziosi per il primo soccorso, su come raccogliere e trasportare un riccio, come costruire una mangiatoia e una sezione in cui si può adottare un riccio che non potrà tornare in libertà o fare una donazione.

Come sostenere il Centro Ricci

Al Centro c’è sempre bisogno di una mano e i volontari sono i benvenuti. Se hai a cuore l’iniziativa, puoi donare il 5×1000 o fare una donazione libera. Ulteriori informazioni sul Centro Ricci: laninna.org.

Inoltre, il Centro Ricci “La Ninna” è prossimo a trasformarsi nel primo ospedale e Centro di Ricerca totalmente dedicato a questi piccoli mammiferi. Per questo è stata avviata una raccolta fondi. Il contributo necessario per l’apparecchio radiologico digitale è stato ottenuto, ma sono necessarie altre strumentazioni per indagare il profilo metabolico dei ricci e costruire la sala operatoria. Ecco perché la raccolta fondi rimarrà aperta anche dopo il superamento dei 15.000 euro. Puoi effettuare una donazione a questo link.

Fonte: Centro di Recupero Ricci “La Ninna”.

Se vuoi continuare ad approfondire questo tema, ti invitiamo a leggere anche Ho trovato un riccio in giardino: ecco cosa fare.

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