Sai riconoscere pollo e gallina? Ecco alcune differenze e informazioni per capire quale animale abbiamo di fronte.

10 Maggio 2024 di Letizia

Molti si domandano se pollo e gallina siano due sinonimi o se in realtà siano due animali diversi. Solitamente, nel linguaggio comune sono diventati sinonimi, quindi si parla di entrambi per definire praticamente tutta la famiglia dei volatili da cortile.

In realtà, c’è una differenza precisa tra i due: il pollo è semplicemente una gallina non matura che non produce uova e, solitamente, ha vita breve in quanto viene utilizzato per la sua carne. La gallina, invece, produce uova e vive in natura per un periodo di circa 7 anni. Questa è indubbiamente la spiegazione molto più semplice.

Se consideriamo la produzione delle filiere avicole, invece, la questione è più complessa ed è importante sottolineare tutte le differenze tra gli esemplari, perché l’allevamento delle galline è diversificato in base alla finalità delle uova. Gli avicoltori, infatti, considerano gli animali diversamente, a seconda che producano uova da mangiare o da fecondazione e, in entrambi i casi, la razza è differente.

Pollo o gallina?

Iniziamo dicendo subito che sia il pollo che la gallina appartengono alla stessa specie di uccelli domestici. Nonostante questo, pollo e gallina come termini sono usati per differenziare gli animali in base allo scopo per cui sono allevati, come detto precedentemente.

Per essere precisi con il termine “pollo” si definiscono tutti quegli uccelli indifferentemente che si parli di maschi o femmine quando sono giovani, di solito sotto l’anno di età. Questi esemplari sono allevati principalmente per soddisfare il fabbisogno di carne bianca della popolazione terrestre. Quella che viene chiamata “gallina” è specificamente una femmina adulta in età fertile, allevata per la produzione di uova.

Dato che i termini “pollo” e “gallina” non sono indicatori di una specie di animali da cortile, per capire le differenze dobbiamo osservare gli allevamenti in cui sono collocati e la finalità per cui vengono cresciuti.

Allevamenti intensivi
Razze selezionate per iperproduttività – Amicidicasa.it

Il problema della razze selezionate per aumentare la produttività

Oggi si è provato che il fabbisogno di carni bianche e uova a basso costo ha alimentato la nascita di allevamenti intensivi a selezione genetica. In questi luoghi si utilizzano processi particolari che hanno portano alla nascita di razze finalizzate a essere più produttive su scala globale.

Non è solo nell’allevamento del pollame che questo triste fenomeno miete vittime tra gli animali, ma in tutto il campo della produzione alimentare. Geneticamente abbiamo selezionato animali che crescono più velocemente, producono più latte, più uova, più cuccioli, più lana di quanto non farebbero in condizioni naturali.

Il caso delle razze di polli ad alto accrescimento spiega magnificamente questo triste processo. Si tratta di ibridi selezionati per raggiungere il peso adatto alla macellazione nel minor tempo possibile, usando meno mangime. Una delle razze più diffuse, quella dei broiler, rispetto ad un pollo allevato circa 50 anni fa cresce più del doppio del peso in metà del tempo. Proprio per questa maggiore produttività è la razza più diffusa negli allevamenti di tutto il mondo. Di tutti i polli allevati globalmente, la percentuale di broiler è infatti del 90% e in Italia solo nel 2021 ne sono stati macellati più di 500 milioni.

La selezione genetica ha effetti terribili sulla vita di ogni singolo individuo allevato: sviluppano problemi cardiovascolari, respiratori e anche se cresciuti apparentemente all’aria aperta, hanno un’aspettativa di vita ridotta. A causa della crescita rapida ed eccessiva del petto, fanno fatica a camminare e, in molti casi, finiscono per non riuscire nemmeno ad alzarsi.

Anche negli allevamenti di galline per la produzione di uova la storia è andata nella stessa direzione. In questo caso a essere stata sviluppata all’estremo è la produttività delle uova. Una gallina in natura ha un produzione media di un uovo al giorno, ma i genetisti hanno l’obiettivo di ottenere una selezione di super galline con una produzione di 500 uova in 4 mesi circa di allevamento. Una cifra spropositata che porta inevitabilmente a nuocere alla salute di questi animali con problemi all’apparato riproduttivo, alle difese immunitarie; incide anche sulla qualità delle uova, dato che è impossibile che riescano a mangiare abbastanza calcio per un guscio solido.

Il problema degli allevamenti intensivi e delle scelte genetiche di esemplari contro natura sta suscitando dibattiti infiniti, perché la legge del business a basso costo ha riempito i nostri scaffali di prodotti di bassa qualità, ma che le persone, a causa della crisi economica in corso, continuano a comprare.

Il messaggio che bisogna assolutamente veicolare è che alimenti generati da animali torturati o in condizioni di iperproduzione non possono garantire sul lungo periodo la qualità che in realtà dovrebbero avere se fossero prodotti in allevamenti con un approccio rispettoso del naturale decorso della vita di un animale. Siamo quello che mangiamo, e se quello che mangiamo soffre, è malato e costretto ad una vita miserabile, anche noi entriamo a far parte di questa blasfemia del mercato.

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