Anche l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA) scende in campo contro l’uccisione dei mufloni dell’Isola del Giglio. Proprio in queste ore la storica organizzazione animalista sta valutando se il Progetto Life LETSGO GIGLIO, che da lunedì ha dato il via all’abbattimento degli ungulati, rispetta le leggi italiane ed europee. L’OIPA ha annunciato oltretutto una segnalazione alla Corte di Giustizia ambientale.
I mufloni furono introdotti nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano negli anni Sessanta, quando un farmacista pisano li rinchiuse in un podere privato. I mammiferi riuscirono però a scappare dal recinto, colonizzando l’intera oasi protetta. Ed è proprio per garantire la conservazione della biodiversità isolana che oggi il Progetto Life LETSGO GIGLIO, sostenuto dall’Unione europea con 1,6 milioni di euro, ha come obiettivo lo sterminio di questa specie, considerata invasiva.
Secondo l’OIPA, la mattanza degli ungulati servirà ai cacciatori per accumulare punti come “selecontrollori” e a utilizzare il carnaio per “l’autoconsumo”. A sostegno della sua tesi, l’OIPA ha pubblicato il “Disciplinare operativo per gli interventi di prelievo del muflone all’Isola del Giglio”, redatto dall’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Proprio l’articolo 9 del documento sottolinea come i mufloni uccisi possano essere destinati all’”autoconsumo” dei cacciatori, di coloro che sarebbero stati danneggiati dal comportamento degli ungulati – come indennizzo – o dell’Ente Parco stesso. L’abbattimento dei Bovidi servirà perfino per una “raccolta punti” dei cacciatori. L’articolo 8 assegna, infatti, 3 punti per ogni capo abbattuto in tecnica singola, 0.25 punti per le uccisioni in tecnica collettiva e 0.5 punti a colpo per i colpi a vuoto.
Secondo Massimo Comparotto, presidente dell’OIPA:
«Se non fosse per il contesto tragico, verrebbe da sorridere. Finora le numerose proteste di associazioni, comitati e singoli cittadini a difesa dei mufloni non hanno sortito alcun effetto su chi ha deciso la mattanza, ma non possiamo abbassare la guardia. Chiediamo all’Ente Parco e alla Regione Toscana un ripensamento che salvi le poche decine di mufloni presenti nell’isola, come richiesto dall’opinione pubblica, e a vantaggio dell’immagine stessa del Parco dell’Arcipelago Toscano».