Come vivevano i cani nell’antichità? A questa domanda ha provato a rispondere un recente studio, pubblicato su Archaeological and Anthropological Sciences. I ricercatori hanno analizzato le ossa di 37 canidi (di cui 33 cani e 4 volpi), 19 ungulati domestici e 64 umani, ritrovate in due siti funerari nella zona nord-orientale della penisola iberica. Per capire che ruolo svolgessero i cani nella società del tempo, è stata studiata la loro dieta attraverso l’analisi dei resti ritrovati.
Quel che già sappiamo è che nell’Età del bronzo i cani erano integrati nella società umana: l’addomesticamento era avvenuto, infatti, migliaia di anni prima (ne abbiamo parlato qui). Inoltre, in questo periodo gli umani stavano passando dall’essere nomadi e cacciatori all’avere un’esistenza sedentaria, basata sull’agricoltura.
Per capire cosa mangiassero i cani, i ricercatori hanno misurato gli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto presenti nel collagene delle ossa, usando il contenuto di carbonio delle ossa di bovini come modello di dieta erbacea. Infatti, il carbonio indica la presenza di sostanza vegetale, mentre l’azoto segnala le proteine, comprese quelle presenti nei legumi. I risultati delle analisi suggeriscono che la dieta dei cani fosse molto simile a quella di donne e bambini, che consumavano meno proteine degli uomini, nutrendosi prevalentemente di pasti di pappa d’avena e di altri cereali. Ciò suggerisce che fossero proprio donne e bambini a prendersi maggiormente cura dei cani e a nutrirli.
La presenza di cereali nella dieta è giustificata anche dal fatto che i cani, come gli esseri umani, stavano sviluppando modi per migliorare la digestione dell’amido attraverso la moltiplicazione di copie del gene dell’amilasi, che il corpo utilizza per digerire i carboidrati
I cani, quindi, restando sempre accanto ai gruppi umani li hanno accompagnati nella transizione da nomadi a sedentari, modificando di conseguenza la loro dieta.
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