22 Dicembre 2020 di Andrea Comini

Quando qualcuno muore per l’attacco di un cane, e la cosa non è tanto infrequente, in genere i mass media si limitano a “strillare” la notizia, spesso enfatizzandone gli aspetti più macabri, senza mai approfondire. Se la vittima è un bambino, la storia rimane in vista per qualche giorno; se è un adulto, di solito viene archiviata prestissimo. Così, quando sul Corriere della Sera del 20 dicembre è apparso un articolo sulla vicenda (una donna di 74 anni morta per l’attacco dei cinque Lupi Cecoslovacchi della figlia, due adulti e tre cuccioloni, tutti conviventi nella stessa casa, pare) firmato da Fabrizio Rondolino, notista politico, autore televisivo ecc. da qualche tempo titolare di una rubrica dedicata ai cani sul quotidiano milanese, mi sono rallegrato, pensando che finalmente qualcuno avesse deciso di dedicare tempo e lavoro di ricerca a questo genere di notizie. Me ne sono pentito in fretta.

Errori storici e autoreferenzialità

In primo luogo, il pezzo sostiene che il Lupo Cecoslovacco sia stato creato incrociando lupo dei Carpazi e Pastore Tedesco per avere un cane più “feroce”. Lo scopo, sorvegliare i confini dell’allora Cecoslovacchia socialista (siamo negli anni Cinquanta). Non è vero: l’obiettivo era incrementare fortemente resistenza fisica, percezione sensoriale e perciò vigilanza dei cani. Se avessero voluto una maggiore aggressività (“ferocia” non è un termine etologicamente sensato), gli sarebbe bastato utilizzare i Pastori del Caucaso, come facevano all’epoca le guardie di confine in Unione Sovietica. Il pezzo prosegue illustrando l’esperienza personale dell’autore, costretto a liberarsi del suo Lupo Cecoslovacco affidandolo a un amico “addestratore” perché, spiega, non riusciva a gestirne l’istinto predatorio. Questa personale, e fallimentare, esperienza sembra sia bastata a Rondolino per farsi un’idea di tutti i soggetti della razza in questione. Ma c’è di più…

«Facciamolo estinguere»

In sostanza, Rondolino sostiene che il Cane Lupo Cecoslovacco sia troppo impegnativo da gestire, che sia frutto di una scelta umana che definisce “criminale” (quella di incrociare lupi e cani) e quindi che la sola cosa da fare sia sterilizzare tutti gli esemplari esistenti (nel mondo, immagino) di modo che la razza si estingua. Così, come se nulla fosse. A parte pretendere di decidere del destino di migliaia di esseri viventi per via di un singolo episodio, terribile ma del quale in realtà non si conoscono le cause, ci sono altri aspetti che vanno messi in luce. Decidere di convivere con un branco numeroso di cani implica competenze non alla portata di chiunque. Di essere umani morti o mutilati per attacchi di cani ce ne sono stati molti e molti ce ne saranno, in primo luogo perché sono tantissime le situazioni di pessimo allevamento, mala gestione, maltrattamento e/o ignoranza delle caratteristiche e delle esigenze della razza protagonista. Quindi la responsabilità è nostra, non dei cani. Da sempre, i cani che hanno fatto più vittime umane sono di tutt’altro genere rispetto al Lupo Cecoslovacco, quasi sempre grossi molossoidi o terrier di tipo bull. Cosa facciamo del Cane Corso, del Rottweiler, dell’Amstaff e simili, per esempio? Sterminio di massa? L’autore scrive poi che “il cane lupo cecoslovacco non dovrebbe proprio esistere. È un’invenzione dell’uomo”. Ah sì? E le altre razze chi le ha create? Tutti i cani sono “invenzioni” dell’uomo da quando il lupo si è fatto cane, autoselezionandosi, migliaia di anni fa. Tra l’altro, il lupo selvaggio “vive” tuttora nel cane domestico, il cui dna è identico a quello del suo progenitore per oltre il 99%, tanto che per molti studiosi il cane va classificato come una sottospecie del lupo, con il nome di Canis lupus familiaris. Forse, quando si parla e si scrive di cani, per di più da tribune autorevoli come il Corriere, bisognerebbe tenere a mente un fatto: il cane, meraviglioso dono dell’evoluzione, partner insostituibile e irrinunciabile, è un essere vivente molto complesso, sensibile, senziente e capace di provare emozioni profonde; e proprio perché tale, il cane è capace di amare ma anche di uccidere. Proprio come noi.

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